Lo Scolarca Lanzarius si invaghì di una sua nipote.
La ragazza, di nome Gea, era di rara bellezza e molti ambivano alla sua mano.
Ma quella incestuosa passione aveva reso folle Lanzarius che voleva solo per sé la bella Gea.
Per impedire allora che qualcuno sposasse la nipote, impose sulle sue nozze un arcano.
Ogni pretendente alla mano di Gea si ritrovò così davanti a quel terribile enigma.
Molti tentarono, ma nessuno riuscì in quell’impresa.
Fino a quando alla corte di Lanzarius si presentò l’Arciduca Arius De Taddei.
Egli aveva visto Gea durante una giostra organizzata dallo stesso Lanzarius e da quel momento si accese d’amore per lei.
Così, presentatosi dallo Scolarca, Arius fu sottoposto all’arcano:
“Può essere buono o cattivo all’occorrenza
e l’aspetto muta per amor dell’apparenza.
Passa da una parte all’altra senza travaglio
e nel vederlo lo riconosci subito, senza sbaglio.”
“Di cosa sta parlando l’arcano?” Chiese Lanzarius all’Arciduca.
Il nobile e valoroso Taddeide risolse l’arcano, vincendo così la mano dell’ambita Gea.
Ad udire la soluzione dell’enigma, Lanzarius, persa ormai sua nipote, si lanciò dall’alto di una torre.
Liberata così Gea da quella terribile prigionia, Arius portò con sé la ragazza, facendola diventare Granduchessa e regnando con lei sulle sue nobili e divine terre.
E voi, cavalieri e dame di Camelot, riuscite, imitando lord Arius, a dare la soluzione di questo arcano?