Cittadino di Camelot
Registrazione: 02-01-2009
Residenza: Cavaliere di Fiori
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"Bene bene..." dico avvicinandomi alla sedia dove è seduto l'uomo.
"Quindi sarebbe questo il volto del famigerato Giglio Verde? Lasciati dire che non è nulla di impressionante... Vedo solo stupidità affiorare dalla tua espressione, la stupidità di chi si pensa talmente forte o furbo da non rivelare nulla ai suoi aguzzini..."
Estraggo il coltello dal piccolo fodero sul mio fianco sinistro, e comincio a giocherellare con la lama.
"Vedi, a noi le tue informazioni non servono. I tuoi compagni non hanno scampo. Le nostre maglie sono talmente strette che non riusciranno mai ad abbandonare la città, e il popolo vi odia al punto che vi ucciderebbero essi stessi se doveste chiedere aiuto a qualcuno, rinunciando persino alla ricompensa che avrebbero dalle mie guardie. Siete soli."
Mi avvicino all'uomo e con rapidi colpi di pugnale straccio la sua camicia, strappandogliela poi via con violenza.
"La domanda da farsi è dunque: cosa farne di te? Oh, non parlerai, so bene che non parlerai. Sei un uomo d'onore, un uomo tutto d'un pezzo. Questa tua fedeltà va premiata, non credi? Quindi non ti ucciderò... Tu vivrai ancora a lungo, molto a lungo. Desidererai la morte, la chiederai, la bramerai, ma essa non arriverà. Guardie!"
Gli uomini di guardia alla cella si mettono sugli attenti, in attesa del mio comando.
"Strappate al nostro prigioniero i denti, non vorrei che gli venisse in mente di uccidersi mordendosi la lingua. Divertitevi con lui come meglio credete, fategli assaggiare un po' d'Inferno, visto che lui sembra credere che esista. Deve soffrire, e sapere che questo sarà solo l'inizio. Dopodiché, lavatelo, curatelo e nutritelo. Con il meglio che abbiamo. Voglio che resti in forze, così domani ricominceremo."
Mi avvio a rapidi passi fuori dalla cella, lontano dalle orecchie del prigioniero e delle guardie, intercetto il Comandante della caserma e solo a lui confido le mie disposizioni.
"Torturatelo per tre giorni. Siate efferati, crudeli, se vi dirà che vuole parlare, non ascoltatelo. Ogni notte lo pulirete, lo nutrirete e lo riporterete nella sua cella. E ogni notte lascerete volutamente un possibile indizio di fuga. Ogni notte metterete del sonnifero nel vino delle guardie, così che egli possa pensare che i suoi carcerieri hanno l'abitudine di abbandonarsi al sonno durante il loro turno. Appenderete le chiavi della cella alla parete, in alto a sufficienza da non dar l'impressione che siano state messe lì apposta per esser rubate, ma d'altro canto non troppo difficili da prendere se, libero mani e piedi dalla sedia, il prigioniero dovesse usare le sbarre della cella come appoggio per un'arrampicata. La terza notte, userete una tortura diversa: conficcherete nel muro della cella dei chiodi arruginiti e vi spingerete contro la schiena del prigioniero procurandogli sofferenze atroci. Poi, come sempre, lo pulirete, lo nutrirete, e di nuovo lo legherete alla sedia mani e piedi, al centro della cella e lontano dai muri. Durante la notte, vedendo le guardie assopite, con piccoli balzi della seggiola si avvicinerà al muro con i chiodi, e userà quelli più bassi per liberarsi dei legacci. Una volta libero, certamente tenterà di prendere le chiavi appese al muro... E se dovesse farcela, come io credo e spero, sarà libero. Prenderà una delle spade al fianco delle guardie, e cercherà di uscire dalla caserma. Quella notte voi vi premurerete di drogare le poche guardie delle prigioni, così che i loro riflessi siano lenti e le reazioni inadeguate a contrastare la forza della disperazione del prigioniero. Qualcuna delle nostre guardie potrebbe morire, ma è un sacrificio che siamo disposti ad accettare, nel nome della Repubblica. E' essenziale dare al prigioniero l'impressione che la sua fuga sia reale. Quanto alle guardie nel perimetro esterno, confido che il nostro amico saprà evitarle, sono cospiratori, abituati a muoversi nell'ombra. E in ogni caso darete istruzioni alle sentinelle di far finta di non aver visto nulla, quand'anche dovessero scorgere un'ombra uscire dalla caserma. Solo io, voi, e un manipolo ristretto di soldati attenderemo nell'ombra, vigili, pronti a seguirlo a piedi dovunque la notte lo conduca. Non porteremo armature o altro che possa fare rumore. Solo pugnali e spade corte, dovremo muoverci con la massima discrezione e silenzio. Ed ora, se è tutto chiaro, procedete. E vedete di non deludermi."
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi
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