Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 16-11-2011, 03.40.07   #1180
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Per le vie di Ostyen.
La volpe correva in quella foresta di pietre lastricate e ciottoli levigati, mentre i segugi, fiutando le sue tracce, la inseguivano senza sosta.
Ad un tratto un piccolo ponticello, sotto il quale scorreva un corso d’acqua.
Con un agile balzo il fuggitivo lo scavalcò, per poi aggrapparsi alle travi in ferro che sostenevano la muratura inferiore, posta al disotto del piano della strada.
I soldati passarono oltre, dando così al fuggitivo un breve ma decisivo vantaggio.
Tornò sulla strada e proseguì in un piccolo vicolo laterale.
E giunto ad una porta vi entrò, ritrovandosi in una sorta di magazzino sotterraneo.
“Benvenuto a te, amico mio!” Esclamò all’improvviso una voce. “Mille volte benvenuto!”
“Abbassa la voce!” Voltandosi il fuggitivo, mentre era impegnato a serrare bene la porta di quel magazzino.
“Come ti chiami?” Domandò l’uomo del magazzino, avvicinandosi barcollando al fuggitivo.
“Non urlare!” Intimò questi.
“Ah, capisco…” mormorò l’altro “… sei un Ulisse senza nome… beh, io ne ho uno invece… di nome intendo…” mentre beveva dalla sua bottiglia. Era visibilmente ubriaco. “E sai qual è il mio nome? Avanti, chiedimelo! Dai, coraggio, chiedimelo!”
Il fuggitivo gli fece cenno di star zitto.
“Allora mi presenterò lo stesso… ah, ma vedo che sei uno spadaccino, amico mio…” fissando la spada del fuggitivo “… allora faremo un patto… io ti insegnerò a recitare… e tu invece insegnerai me a tirare di spada… ma prima voglio presentarmi… sono Tafferuille… si, il grande Tafferuille… mi ha detto che sono un attore da quattro soldi, sai... senza neanche avere il coraggio di mostrare la faccia, mi ha detto… e sai perché porto questa maschera?”
Il fuggitivo fece di non con la testa.
“Allora ti faccio vedere io perché porto questa maschera…” disse Tafferuille, per poi togliersi la maschera e mostrare il suo volto.
Fissava il fuggitivo con quei suoi occhi azzurri, imprigionati in un volto sfigurato e deforme.
Il fuggitivo chinò lo sguardo e scosse il capo.
“Sono Tafferuille…” barcollando per il magazzino “… Tafferuille… lo senti il pubblico? Tafferuille…” un attimo dopo, ubriaco fradicio, crollò al suolo.
“Ehi, tirati su, amico!” Avvicinandosi a lui il fuggitivo.
Ma in quel preciso momento si udirono dei passi provenire dalla strada.
“I soldati…” mormorò il fuggitivo.
Intanto, sulla scena, Talia era apparsa al pubblico.
La sua bellezza e freschezza animarono subito l’attenzione di quel pubblico troppo incline ad annoiarsi e a protestare subito.
E a quei tempi, amici lettori, bastava un nonnulla per far fallire una commedia e trasformarla in un concerto di frizzi e lazzi, con conseguente rovina per la compagnia di attori in questione.
L’ingresso di Colombina, come detto, era bastato ad attirare l’attenzione di tutto il pubblico in sala.
La meravigliosa musa comica aveva sospirato per il suo amato ed attirato lo scaltro Arlecchino.
Questi era fermo presso la leva di una botola destinata a Renart, permettendo così poi al suo padrone di corteggiare indisturbato la bella Colombina.
“Ma dov’è Tafferuille?” Agitato Essien dietro le quinte. “Tocca a lui! Che il diavolo se lo porti!”
Disperato allora si voltò in cerca del suo attore.
E lo vide proprio mentre si aggirava dietro l’impalcatura.
“Vuoi rovinarmi?” Avvicinandosi a lui Essien. “Dov’eri? Ad ubriacarti, vero? Avanti, vai in scena!”
E afferrandolo lo lanciò poi dall’altra parte del sipario.
Così, senza essersene quasi reso conto, Tafferuille si ritrovò davanti al pubblico.
Rimase così, quasi sconcertato a fissare la platea.
Nel vederlo così, scombussolato ed incerto, il pubblico lo accolse con chiassose risate.
Tafferuille allora restò ancora più sorpreso di fronte a quell’ovazione per la sua giullaresca assurdità.
“La battuta!” Disperato Essien da dietro il sipario. “Perché non pronuncia la sua battuta d’ingresso?”
Tafferuille allora si voltò verso Talia.
La ragazza appariva dotata di una bellezza ed una raffinatezza non comuni.
I lunghi capelli chiari e castani, a cui le luci del teatro donavano riflessi dorati, scendendo come grappoli biondi e maturi, incorniciavano a dovere una testa ed un collo assai vicini alla perfezione.
Il viso ovale racchiudeva a sua volta uno sguardo vispo, illuminato da vivaci occhi che Tafferuille, stando qualche passo distante, immaginò azzurri o verdi.
“La battuta, dannato ubriacone!” Mordendosi la lingua Essien e quasi tirando giù il sipario per la disperazione. “Se non comincia saremo tutti rovinati!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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