"Se io credo che quel poveretto sia il capo?"
Ripeto ad alta voce la domanda formulatami dal comandante, come per concedermi il tempo di decidere la risposta...
In realtà i miei pensieri erano occupati dalle parole del prigioniero, e dalle sue promesse... Per vane che fossero, valeva la pena dar loro credito.
"Non importa se sia il capo o no, certamente tenterà di raggiungere il suo gruppo, o quantomeno di uscire dalla città. La sua fuga dovrà avere uno sbocco naturale, quale che sia. E noi lo seguiremo, fosse anche in capo al mondo. Vedete, Comandante, quando si ha a che fare con un'organizzazione come il Giglio Verde, non vale il principio del tagliare la testa per abbattere il corpo. Sono fanatici, il Credo è il loro capo e la Fede la loro testa. Per gente come questa un capo non è altro che un coordinatore sul campo, morto il quale ci sarà subito qualcun'altro pronto ad assumerne le funzioni. Immaginate di avere a che fare con un'immonda Idra, più tagliate le teste, più ricresceranno."
Il Comandante mi osservò, frustrato dal mio ragionamento...
Senza esitare né attendere la domanda che sembra affiorargli sulle labbra, do al Comandante della guarnigione una risposta secca.
"Potremo fermarli solo dimostrando loro quanto si sbagliano. Ma ci sarà tempo per questo. Un'ultima cosa prima di lasciarvi ai vostri compiti: il prigioniero ha minacciato un'incursione dei suoi amici presso la nostra caserma. Non credo sia una minaccia realistica, ad ogni modo tenete gli occhi aperti. Il mio piano prevede di mettere fuori gioco alcuni dei soldati della nostra guarnigione, ma non temete, già da stasera e per i prossimi giorni raddoppierò la presenza di soldati in incognito, infiltrati nelle taverne, negli esercizi e nelle case limitrofe alla caserma. Saranno pronti a precipitarsi in nostro aiuto al primo colpo di schioppo."
Con un rapido scatto, mi volto e faccio come per allontanarmi... Poi mi fermo, destinando al mio interlocutore un ultimo pensiero.
"Comandante... Non lasciate mai che il dubbio vi colga. Ricordatevi sempre per cosa lottate. Faremo cose terribili, cose brutali, cose che probabilmente ci condannerebbero all'inferno, se davvero esistesse. Ma non dimenticate mai quante vite state proteggendo con queste vostre azioni, quali Ideali Magnus rappresenti, quanta sofferenza è stata estirpata grazie alla Rivoluzione. Coloro di cui oggi noi sembriamo i carnefici, sono la causa di un dolore lungo secoli. Quel dolore riecheggia nell'eternità, e minaccia di ritornare, se noi falliremo. Io non credo in nessun dio, ma credo nella Santità di questa nostra missione. La nostra fede non è in qualcosa di impalpabile o di etereo, è nell'Uomo, e nel suo diritto alla felicità, alla libertà, e all'uguaglianza. Non dimenticatevelo mai, Comandante."
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi
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Ultima modifica di Lancelot : 17-11-2011 alle ore 10.17.47.
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