Emile restò a fissare Elisabeth mentre dava da mangiare alla piccola Maria.
Poi, chiamato dalla donna, si avvicinò.
“Siete pazza, madame…” le sussurrò “… meravigliosamente pazza… nel bel mezzo di questa nostra fuga, mentre il mondo attorno a noi crolla, voi vi mettete a fare la mamma di questa piccola orfanella venuta da chissà dove…” sorrise “… avete scelto proprio un bel momento… eh, forse l’unico vero pazzo sono solo io che vi ho permesso questa follia…”
Il latte finì e la piccola si adagiò sul petto di Elisabeth.
Il fuoco era bel avviato, ma il malandato mulino era un luogo forse troppo umido per una bambina così piccola.
E questo rendeva Maria inquieta.
Cominciò così a piangere.
Ad un tratto Emile, soffiando in una larga foglia che lui stesso aveva arrotolato, cominciò a suonare una delicata melodia.
E a quella dolce musica Maria prima sorrise, poi si addormentò serena.
“Dovreste dormire anche voi, madame…” disse Emile ad Elisabeth “… ci attende un lungo e faticosa cammino… su, provate a chiudere gli occhi… resterò io a fare la guardia…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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