Yodjex il buffone
Yodjex, giullare e buffone di corte, amava intrattenere gli ospiti del suo padrone, l’Arciduca Antiano il Generoso, con balli, canti e motteggi vari.
Fanciullesco e farsesco, il suo idioma era un misto tra le varie parlate che circolavano nel ducato, sapientemente mischiate e messe ora in rima, ora in metro.
E così, dalla bocca dell’irriverente e patetico buffone, nascevano parodie su canti pastorali, poesie elegiache, poemetti satirici, liriche amorose e persino poemi epici, il tutto sempre accompagnato da un vivo e goliardico motteggio.
E così, una sera, mentre gli ospiti dell’Arciduca banchettavano, Yodjex, entrando saltellando e danzando nella sala, cominciò a dire:
“Miei signori e nobili padroni, scommettete col più stolto degli individui, il qui presente Yodjex il buffone, che riuscirà a confondere la nobiltà del vostro lignaggio?”
Tutti risero a quella proposta del buffone.
E lui cominciò allora a recitare:
“Al mondo ve n’è tanto. Un mare.
Ascoltami, così da non poter sbagliare!
Ti aiuterò io, fidati, come meglio posso,
puoi prenderlo con due dita, anche se è grosso!”
Di cosa parla, nobili cavalieri e cortesi dame, l’indovinello di Yodjex?