Ero ancora piuttosto agitata e sospettosa, ma risposi comunque alla sua domanda. "Melisendra... adesso."
Mossi qualche passo nel giardino, mentre mi liberavo di tutti gli orpelli che mi avevano fatto indossare. Mi tolsi una delle pesanti sopravvesti, bisticciando un po' con i nodi dei nastri, e rimasi lì, in piedi nell'erba, con una leggera veste colorata. Osservavo con stupore le siepi dalle forme fantasiose e le aiuole piene di fiori.
"Non dovrei trovarmi qui..." mormorai, accarezzando la corolla di un giglio. Anche i fuori di quel luogo erano rassegnati a vivere rinchiusi e domestici. Si preoccupavano solo di essere belli, senza gioia. "Non si può fuggire... quindi?", chiesi al fiore, ma niente in quel luogo mi sembrava dotato di uno spirito. Mi sollevai nuovamente in piedi e feci un giro su me stessa, osservando a lungo il luogo in cui mi trovavo.
"Perchè ci sono mura intorno a noi? E cos'è un gineceo?" domandai al giovane con la cetra. La sua musica mi ispirò fiducia. "Dove mi trovo? Lontani dal fiume? Calars... così lo chiamate voi, che dovete dare a ogni cosa un nome. Ti prego, dimmi." Ero ansiosa di sapere ogni cosa e di comprendere in quale mondo fossi stata gettata dalle onde del Blu.
__________________
Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
|