L’acqua del Calars scorreva con forza, trascinando l’uno contro l’altro o contro le pareti di pietra i pezzi del Carrozzone, facendoli a brandelli.
“Rischiamo di restare schiacciati!” Urlò uno dei marinai superstiti, ancora aggrappato ad una delle assi galleggianti, sulle quali avevano trovato la salvezza coloro ancora in vita.
Solo un terzo dell’equipaggio era ancora sopra la superficie delle acque.
“Capitano…” gridò disperato Jovinus “… capitano… cosa facciamo?”
Anche altri si rivolgevano a Goz.
Ma questi sembrava ormai scosso da quella tragedia e si teneva stretto, con i suoi cigni, su ciò che restava dell’albero maestro.
“Jovinus!” Gridava Plaurus. “Jovinus, dove sei?”
“Sono qui, fratello!” Rispose l’altro frate. “Dio sia lodato! Siamo ancora vivi! E con quelle donne vedo anche Cavaliere25, grazie al Cielo!”
Il boscaiolo, infatti, era, ancora privo di sensi, su una grossa zattera insieme ad Elisabeth, Altea e Daniel.
“Capitano, cosa facciamo?” Urlò un altro dei marinai.
Goz, finalmente sembrò destarsi e si voltò verso i suoi.
“Non… non lo so…” mormorò “… non lo so, amici miei…” stringendo a sé i due cigni, come se fossero la cosa più preziosa del mondo.
Ad un tratto il vento cominciò a soffiare ancora più forte sul fiume, generando onde sempre più alte che iniziarono a scagliarsi contro quei naufraghi.
Alla fine, un’onda alta alcuni metri sconvolse le acque del Calars e tutti ne furono travolti.
Il Sole.
Splendeva sulle lussureggianti sponde del fiume, di un verde intenso e attraversato da riflessi rossi, rosati e giallini, frutto dei meravigliosi fiori che sbocciavano in quella terra.
Uccelli di un raro piumaggio animavano quel luogo, ingentilendolo con l’armonia del loro canto.
Ora il paesaggio era completamente diverso e non si vedevano più le alte pareti rocciose.
Elisabeth fu la prima a riprendere conoscenza.
Era ancora sulla zattera e con lei c’erano Altea, Cavaliere25 e Daniel, che poco dopo ripresero anche loro i sensi.
I quattro si guardarono intorno: il Calars sembrava essersi calmato e le acque scorrevano tranquille.
Tuttavia non c’era più traccia del resto dell’equipaggio attorno a loro.
All’improvviso i quattro videro del fumo alzarsi dalla boscaglia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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