Redentos ritornò con due nuovi cavalli.
Scambio un cenno d’intesa con lo zingaro e si voltò poi verso Parsifal.
“Possiamo riprendere il cammino, ragazzo mio.” Disse il cavaliere al suo discepolo. “Ora abbiamo la possibilità di far riposare i cavalli ad intervalli regolari e questo ci permetterà di spostarci con notevole velocità.”
I due ripresero così il cammino.
Galopparono per alcune miglia, fiancheggiando il Calars, fino a quando, poco prima del crepuscolo, decisero di accamparsi in una radura irregolare.
Redentos accese il fuoco e con la balestra catturò una lepre.
La cucinò per bene sul fuoco e la divise poi col suo apprendista.
“Questo nostro viaggio…” mormorò il cavaliere, mentre il fuoco animava bagliori nei suoi occhi “… mi chiedo quando avrà fine… non vi è nulla di più incerto e tormentato che vagare in cerca di una terra ignota… Ulisse era ben più fortunato di noi… lui almeno conosceva l’aspetto della sua Itaca e la rotta per raggiungerla…”
Ad un tratto un rumore nel buio interruppe le parole di Redentos.
“Chi è là!” Gridò il cavaliere estraendo la sua spada. “Avanzate e annunciatevi!”
Un attimo dopo, dalle tenebre, una grottesca figura prese forma, avanzando verso di loro.
E quando il fuoco riuscì ad illuminarla, quella figura mostrò il suo aspetto ai due cavalieri.
Era il nano che Parsifal aveva visto presso la carovana degli zingari.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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