LA SAGGEZZA DEL DEFUNTO
Addosso a me lo sudario
Che più non puoto levare.
Chiuso ‘l sasso, solitario
Col fosco vado a giocare.
Il tormento e lo calvario
Sì più non ho da penare;
Ma ora solo è primario
Lo silenzio e meditare:
Mirra ed aromi spalmate
Sul mio viso fiorente un dì,
E le monete adagiate
Su chi il viver assai patì.
L’ amorte membra lavate
E l’ odor che su me morì;
Femmine di un’ arte armate,
Arte ch’ in vita non servì.
Mai com’ ora ben voluto:
Han sì guardi su me tutti;
Sì dovevo esser moruto
Per aver d’ amor li frutti?
In vita ‘l ben è taciuto:
Rido a trovarlo ne’ lutti.
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