Elisabeth, investita da quelle sensazioni, corse via, lasciando cadere a terra il mantello datole da Reas.
Il capitano della guardia restò sorpreso per un istante da quella reazione della donna, per poi lanciarsi al suo inseguimento.
Elisabeth però entrò in una stanza dove erano riuniti alcuni cavalieri.
“Forse avete scambiato questa stanza per le cucine o la dispensa!” Disse uno di loro.
“Come osate entrare cosi?” Alzandosi in piedi un altro di quelli.
Al centro della sala stava seduto colui che sembrava essere il loro superiore.
“Vedo che la nostra regina” ridendo sir Kojo “permette ai prigionieri di correre a loro piacimento per il palazzo… e di abbigliarsi in maniera equivoca… siete forse un’attrice di pantomima? Magari per spettacoli… particolari?”
E tutti i suoi scoppiarono a ridere.
In quel momento nella stanza giunse Reas.
“E’ con voi questa donna, capitano?” Domando Kojo.
“Si, milord.”
“Beh, dovreste portarle in camera le donnine che ingaggiate per le vostre notti, capitano.”
E di nuovo i suoi cavalieri risero.
“Badate a ciò che dite, milord.” Replicò Reas. “I soldati di Tylesia non pagano le donne per ottenerne i favori… a differenza di altri…”
“Vi chiedo scusa per l’equivoco, amico mio…”
“Non siamo amici, milord.” Fissandolo Reas. “Venite, milady…” prendendo Elisabeth e avviandosi verso la porta.
E di nuovo Kojo e i suoi risero forte.