Smontai da cavallo e mi avvicinai a Sheylon...
“Beh, si può sapere che cosa ti è preso? Che cosa ci sarà mai qui che...”
Ma il resto della frate mi morì in gola quando fui sufficientemente vicina alla finestra per poter vedere all’interno della taverna...
“Oh...”
Per molti minuti rimasi lì, immobile, come pietrificata... i miei occhi seguivano i movimenti di quella gente quasi meccanicamente, quasi contro la mia volontà.
“E’ per questo dunque, Sheylon, che mi hai fatta venire qui?” mormorai infine, la voce bassa e vagamente roca, come se riuscisse molto a fatica ad uscirmi di gola “Perché potessi godere di questo spettacolo?”
In fretta distolsi lo sguardo... mi dava fastidio guardare, mi faceva male...
Squallido... sì, pensai che quella fosse la definizione più corretta per la scena cui avevo appena, involontariamente, assistito: era squallida!
Mille sensazioni si agitavano in me... rabbia, dolore, delusione, tristezza, un vago senso di solitudine... in preda a ciò mi diressi verso la porta ed afferrai con decisione la maniglia...
Per un attimo rimasi lì... in piedi di fronte alla porta, tentando con tutta me stessa di trovare il coraggio per spingerla... eppure la mano mi tremava tanto e tanto convulsamente che anche solo scostarla risultava un’impresa.
“Al diavolo!” sbottai alla fine, voltando le spalle al battente e chiudendo gli occhi... un momento...
Ma subito un nitrito di Luthien e un basso e sordo brontolio di Sheylon mi indussero a tornare tra loro, proprio mentre una potente raffica di vento ci investiva...
“E va bene!” sospirai “Va bene! In fondo non credo che il signore di questo posto ci concederà udienza prima di domani mattina, vero?”
Stringendo i pugni per farmi coraggio, dunque, tornai a fronteggiare la bassa porta della locanda... poi, senza pensarci troppo, afferrai la maniglia e la spalancai...
Il potente vento che si era alzato fece dunque irruzione nella piccola stanza rettangolare: lambì il mio corpo, gonfiando lo spesso mantello che mi scivolava dalle spalle e facendomi volare i capelli, e poi rotolò all’interno portando con sé nuvole di polvere, foglie secche e quant’altro.
Io rimasi sulla soglia per un istante, muovendo gli occhi tra le persone che si trovavano lì, indugiando un istante su Guisgard ma evitando accuratamente di guardare la donna appesa al suo collo, infine mossi qualche passo immediatamente seguita da Sheylon.
“Noi vorremmo una stanza dove poterci riposare...” dissi con voce carezzevole e suadente all’uomo dietro al bancone quando lo raggiunsi, accennando appena alla tigre “Almeno fino a domani mattina! E vi sarei grata, signore, se fosse lontana dalla confusione! Oh...” soggiunsi, sempre con il medesimo tono “Qui fuori c’è il mio cavallo... non sareste magari così gentile da offrire un ricovero anche a lei?”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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