Chantal, dopo quell’inquietante sogno, era tornata ad adagiarsi presso l’albero dove aveva lasciato il suo cavallo.
Ad un tratto sentì dei gemiti e dei lamenti.
Era Vayvet che si agitava nel sogno.
Correvano i cavalli.
Correvano per la campagna.
Correvano sotto gli speroni dei cavalieri che li cavalcavano.
E giunti al castello, quei cavalieri chiesero del loro signore.
“Quali notizie, Lorenz?” Chiese Vayvet.
“Tutto sembra perduto, milord…”
“Il Conte ha deciso, dunque…”
“Si, milord…” annuì Lorenz.
“La terra non è più nostra...”
“Possiamo ancora combattere...” cercando di spronarlo Lorenz “... molti uomini si stanno armando per seguirci!”
“No, no...” quasi zittendolo Vayvet “... il nostro tempo è finito... incontrerò Grippus... lui è il braccio destro del Conte...”
“Non andate da solo...”
“Devo.” Voltandosi Vayvet. “Raduna tutti gli uomini e scioglili da ogni voto... seguiranno il Duca... questo eviterà ogni altro spargimento di sangue...”
“Non accetteranno di abbandonarvi!”
“E’ un ordine.” Sentenziò.
Un’ora dopo, Vayvet col suo cavallo raggiunse l’accampamento di quelli che assediavano il castello.
Chiese di Grippus e fu condotto al suo cospetto.
“Saggio…” nel vederlo il braccio destro del Conte “... saggio ad arrendervi...”
“Accetto ogni condizione...” fissandolo Vayvet “... liberate lady Ghirelya...”
“Solo quando firmerete la rinuncia ad ogni pretesa sulle terre di Nagoya...”
“Cosa devo fare?”
“Tornate al castello” rispose Grippus “e portatemi il documento di rinuncia firmato da voi.”
“Libererete lady Ghirelya?”
“Avete la mia parola…” fissandolo Gruppus.
Vayvet allora saltò su.
Ansimava e si guardava intorno confuso.
Poi respirò forte e cominciò a calmarsi.
Quel sogno l’aveva come svuotato.