Quel nome.
Chantal aveva pronunciato, quasi racchiuso in un sospiro, il suo nome.
Vayvet allora, all’improvviso, le prese la mano.
Era fredda e sudata la mano del fuggitivo.
“Il mio nome…” mormorò “… sono due anni che non sento pronunciarlo da una voce femminile… quasi ne avevo dimenticato il suono… per un po’ ho odiato il mio nome, sapete?” Il suo respiro cominciava ad ammansirsi e l’agitazione, pian piano, abbandonava il volto del fuggiasco. “Poi, col tempo, mi è diventato indifferente…” strinse, per un attimo, la mano della ragazza, quasi a farle male “… voi tremate… perché? Vi faccio davvero così tanta paura? Eppure vi siete avvicinata a me così tanto da rischiare quasi la vita… sapete che quando un reietto, un rinnegato, un fuggiasco come me sogna è pericoloso? Potrebbe sognare i suoi carnefici e scambiarvi per essi, finendo così per sgozzarvi… o sognare gli spiriti di coloro a cui ha tolto la vita e perdere il senno… vi sta così a cuore la mia ferita, milady? Ebbene, sappiate che essa è niente, in confronto ad un’altra ben peggiore che porto dentro… una ferita dalla quale non guarirò mai…” lasciò la mano di Chantal.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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