Guisgard se ne stava sul letto, con un braccio davanti agli occhi e l’altra mano sul fianco ancora indolenzito.
“Dovevi essere qui?” Mormorò con tono che voleva essere distaccato. “E perché mai? I tuoi fratelli sono altrove, al Casale o dal vescovo… o magari chissà in quale altro posto… si, dovresti essere altrove, a preoccuparti per loro… tu tieni a loro e devi proteggerli… anche quando sono dei vili e sporchi assassini…”
Sheylon fissava Guisgard e Talia.
“E poi, se sono andato via” continuò “vuol dire che quel posto proprio non fa per me… detesto il Casale… mi ha causato solo problemi…” lasciò cadere il braccio, liberando finalmente lo sguardo che per un attimo si posò su Talia “… anzi, forse la parola giusta è odio… odio tutto ciò che c’è laggiù… vuoi condannarmi per questo? Infondo, meglio odiare che provare indifferenza… meglio fissare con rabbia qualcuno, che lanciargli un’occhiata di noncuranza… forse ti vergognavi di me… si, avere un fratello che gioca d’azzardo e che va a donne non è cosa degna di una…” si voltò verso la finestra “… una futura sacerdotessa…” tornò a guardare il soffitto e i suoi occhi erano attraversati da una luce indefinita e apparivano più lucidi “… pagare una donna ha i suoi vantaggi, sai? Non pretende altro da ciò che si è pattuito… e può fingere per te qualsiasi cosa… può così essere una regina, una cortigiana o anche una monaca se vuoi…” la guardò, i suoi occhi erano ora carichi di rabbia “… e se la paghi bene puoi chiamarla come desideri… allora puoi fare l’amore davvero con chi vuoi… e farlo molte volte, per tutta la notte…”
Un’enigmatica smorfia attraversò il suo volto e guardando la benda che Talia aveva appena strizzato, con un gesto allontanò la mano di lei.
“Sto bene, non mi servono la tua pietà e i tuoi sensi di colpa…” tentò allora di alzarsi, ma un capogiro lo fece ricadere nel letto “… maledetti zingari…” tenendosi il capo e il fianco sinistro “… sanno picchiare forte…”
Sheylon si abbandonò ad un grugnito.