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Vecchio 16-02-2012, 17.05.35   #785
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard, alle prime parole di Talia, aveva cercato di zittirla.
Come se temesse di ascoltarla.
Aveva cercato di impedirle di continuare, ma lei era come un fiume in piena.
E poi la sua voce, i suoi occhi.
Tremava mentre parlava ed il suo sguardo si arrossiva, luccicando tra le prime calde e vermiglie lacrime.
Le sue parole gli facevano male.
E ancor più le sue lacrime.

“Chi è il prossimo?” Gridò Guisgard nell’emporio.
“Ancora uno di quei dannati orfani!” Con disprezzo uno dei ragazzi del paese.
“E’ comodo battersi cinque contro uno, vero?” Ringhiò Guisgard. “Mio fratello era da solo… vedetevela con me, vigliacchi… vi aspetto uno alla volta!”
I ragazzi avevano infatti malmenato Hug, uno dei figli del maestro.
“Diamogli una lezione, ragazzi!” E circondarono Guisgard.
Lui era testardo e a nulla erano servite le raccomandazioni del maestro sul fatto di non mettersi nei guai.
I due, infatti, avevano accompagnato Talia in paese per acquistare delle spezie, ma poi si ritrovarono coinvolti in una rissa.
“Avanti, maledetti!” Aspettandoli Guisgard.
Era deciso.
“Addosso al trovatello!” Gridarono i ragazzi.
“Guisgard, vieni subito via!” Gridò all’improvviso una ragazza appena entrata.
Lui si fermò, lasciando sorpresi anche i ragazzi che volevano menarlo.
“Tu e Hug” senza voltarsi verso Talia “tornate al casale. Io vi raggiungo dopo.”
“Tu verrai con noi!” Decisa Talia. “Altrimenti nessuno tornerà al Casale!”
“Io non accetto ordini, capito!” Voltandosi verso di lei. “Io faccio quello che mi pare!”
Ma, guardandola, si accorse delle sue lacrime.
“Torniamo al casale, Guisgard.” Senza distogliere i suoi occhi lucidi da lui. “Riportami a casa.”
“Hanno detto che siamo trovatelli…” mormorò lui “… a me non importa, ma hanno fatto piangere te…”
“Tu mi fai piangere…” sospirò lei “… e ora, ti prego, voglio tornare a casa…”
“Avanti, gradasso! Ti fai comandare da una ragazza?”
Guisgard strinse i pugni per la rabbia, ma non rispose nulla.
Un attimo dopo i tre lasciarono l’emporio.

Lui odiava vederla piangere.
Ma restò infine ad ascoltare ogni sua parola.
Poi le si avvicinò per medicarlo.
Lui restò col capo chinato sul cuscino senza dire o fare nulla.
“Tu non hai colpe…” mormorò, rompendo finalmente il suo silenzio “… no, il maestro non è morto a causa tua… e…” fissandola negli occhi “… tu non sei sola, Talia… non lo sarai mai…” la fissò.
Fissò il suo volto, poi i lunghi capelli, le bianche mani.
Cominciò allora a sfiorarle i capelli.
“Perché non mi guardavi quando sei entrata?” Mormorò, mentre la debole luce dell’unica candela accanto al letto si rifletteva nei suoi occhi chiari. “Perché? Ti vergognavi? Perché ero con quella zingara? Era una donna… come te, Talia…” la sua mano cominciò ad accarezzare quella della ragazza “… o perché sei mia… mia sorella io non posso guardarti? Sei… sei bella, sai? Forse troppo bella… tanto bella da odiare…” i suoi occhi iniziarono a socchiudersi.
Il vino e le troppe emozioni cominciavano a dare i loro effetti.
“La testa…” continuò lui “… mi fa male… come… come quella volta… ricordi? Quando caddi dall’albero…” la sua mano sfiorò, come una leggera carezza, la gamba di lei “… sai… il nome di quella donna… l’avrei chiamata… come…” e cadde addormentato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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