La regina fissò Altea e poi chinò lo sguardo.
Era triste, amareggiata e forse anche rassegnata.
Sospirò, per poi tornare a guardare Altea.
“Si, quei cavalieri non sono certo come quelli narrati nei romanzi cortesi…” con un fil di voce “… ma sono forti e potenti… sono dei mercenari abituati a combattere contro orribili nemici… siamo stati costretti ad assoldarli… loro sono l’unica speranza che resta a Tylesia ed al suo popolo di sopravvivere… ma consci della loro forza, i Cavalieri del Tulipano hanno instaurato una dittatura di fatto, imponendo un regime militare giustificandolo con la situazione di pericolo che viviamo…”
Ma proprio in quel momento le porte della sala si aprirono.
Tre cavalieri entrarono e con loro vi era anche Shoyo.
Un attimo dopo, nella stanza giunse anche un quarto uomo.
Era di corporatura robusta e dal portamento fiero.
Indossava abiti militari di alto rango.
Ma ciò che colpiva era l’espressione del suo volto.
Lo sguardo enigmatico e i tratti compassati, come se emozioni indefinite attraversassero il suo animo.
“E’ sempre un onore ed un piacere vedervi, maestà.” Disse l’uomo guardando la regina Destesya.
“Lord Guxyo…” fissandolo la regina “… vogliamo sperare che questa spiacevole situazione sia dovuta soltanto all’incapacità dei vostri uomini di comprendere gli ordini che impartite loro.”
“Non potrei mai affidare” rispose con un sorriso Guxyo “la vostra sicurezza e quella di questa città a uomini incapaci di obbedirmi, maestà.”