Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Il suo sguardo era basso.
Poi Guisgard fissò Talia negli occhi.
“Talia…” sussurrò, mentre con una mano cominciò a sfiorare i capelli di lei “… il maestro mi ha sempre insegnato che nessuno sfugge al suo destino… sono arrivato tardi al Casale e questo non riuscirò mai a perdonarmelo… ma ora devo e voglio rimediare…” le sue mani scesero dai capelli alle spalle e poi alle braccia di lei “… tu… tu vuoi bene ai tuoi fratelli e mai riusciresti a vedere il male in loro… io invece… io invece odio Fyellon con tutto me stesso, di un odio sterminato… questo provo per lui… mentre per te…” sospirò “… questa missione è pericolosa e se ti accadesse qualcosa so che impazzirei… invece al Casale so che saresti al sicuro… credimi, è la soluzione migliore…” accennò un sorriso, come se quello fosse il più insostenibile degli sforzi “… tu però, in realtà, verrai con me… il tuo pensiero non mi abbandona mai, anzi è la mia forza… e se Dio vorrà un giorno ritornerò…” chiuse gli occhi e soffocò le sue emozioni “… ti prego, non guardarmi così, Talia…” voltandosi poi verso la finestra “…non rendermi tutto ancora più difficile... vado a preparare i cavalli… tu, appena sarai pronta, mi troverai giù ad attenderti…” scosse il capo e uscì dalla stanza, sotto gli occhi di Sheylon.
La tigre si avvicinò a Talia e strofinò la testa vicino alla mano di lei.
Poco dopo, Guisgard aveva sellato e fatto uscire i cavalli dalla stalla.
Intanto, al Casale degli Aceri il Sole del mattino aveva già scandito le preghiere dei monaci.
Con padre Anselmo erano giunti anche alcuni francescani per occuparsi delle funzioni nel Tempio e per portare fiori freschi davanti alle statue custodite in esso.
Dal convento, i religiosi, avevano portato pane e ortaggi, insieme a del lavoro da compiere per rispettare i precetti del proprio Ordine.
Nestos e Brand, gli unici figli del maestro rimasti, assistevano divertiti all’immagine dei monaci al lavoro, mentre quest’ultimi raccontavano loro scene tratte dalla vita di San Francesco.
Ad un tratto, però, tra loro calò di colpo il silenzio.
All’ingresso del Casale, infatti, erano apparsi alcuni cavalieri, seguiti da diversi uomini a piedi ed abbigliati alla maniera dei monaci greci orientali.
“Chi sono, padre?” Domandò Brand ad uno dei francescani.
Il religioso non rispose nulla, ma prese con sé il ragazzo.
Padre Anselmo, allora, avanzò verso quei cavalieri.
Questi procedevano con passo lento e si guardavano intorno.
“Che Dio vi benedica, miei signori.” Disse padre Anselmo andandogli incontro.
“E che vi risparmi, padre.” Rispose uno di loro che sembrava essere il capo di quella compagnia.
“Cosa vi spinge in queste terre, miei signori?”
“Ciò che ha esortato voi, padre.”
“Sono il mio ministero e la mia vocazione a farmi stare qui, miei cavalieri.,”
“E lo stesso è per noi, padre.”
Padre Anselmo li fissò.
“Forse capirete guardando questo, padre…” continuò il cavaliere, per poi mostrare il sigillo sotto il suo mantello: era quello dell’Ordine della Luna Nascente.
Padre Anselmo, nel vedere quel simbolo, restò turbato.
“Pensavo fossero scomparsi i cavalieri di tale ordine…”
“Forse in Occidente, padre.” Rispose il cavaliere. “Ma in Oriente ve ne sono ancora. E da lì noi giungiamo. Maria di Cipro donò al nostro ordine una fortezza sull’isola di Lemno, che divenne il nostro quartier generale.”
“E cosa vi spinge qui, miei signori?”
“Sono Carolus di Montesquien” fece il cavaliere “ed ero presente anni fa quando il mio signore giunse qui per onorare il suo voto presso l’Altissimo…”
Padre Anselmo ascoltava in silenzio.
“Di lì a poco” continuò il cavaliere “per ringraziare il Cielo di essere sopravvissuto ad una guerra combattuta al fianco del mio signore, entrai nell’Ordine della Luna Nascente… sir Fatigas, colui che viveva in queste terre, ha cresciuto una fanciulla, figlia del mio signore, per destinarla al ruolo di sacerdotessa della nostra confraternita… abbiamo appreso della morte del nostro cavaliere e siamo giunti qui per portare con noi la ragazza… essa onorerà il voto di suo padre e servirà l’Onnipotente.”
A quelle parole, tutta la compagnia si segnò tre volte.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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