Vayvet per un pò restò a fissare il cielo stellato, come se le parole di Chantal lo guidassero verso il firmamento e la delicatezza delle sue parole lo cullassero in quell’infinito scintillio di astri e sogni.
Poi, a quell’ultima domanda di Chantal, circa il suo dolore, il fuggiasco ebbe un sussulto.
Una maschera enigmatica si posò sul suo volto e il fuggitivo tradì quasi insofferenza.
Allora si alzò e avanzò di qualche passo verso gli ultimi ardori del fuoco morente.
“Ognuno di noi porta qualche pena nell’animo e nel cuore…” mormorò “… forse solo nell’ingenuità della fanciullezza ignoriamo il dolore…” si voltò verso Chantal “… preparatevi… tra meno di un’ora ripartiremo…”
Andò allora dai suoi compagni, dando loro ordine di ripartire al più presto.
In breve furono pronti a riprendere il viaggio.
“Sai dove andare, capo?” Domandò Haro a Vayvet.
“Verso Nord…” fece questi “… dobbiamo raggiungere terre in cui la giurisdizione del Gastaldo non ci sia più… solo così avremo una possibilità…”
Ad un tratto si udì un nitrito e poi un tonfo.
“Cosa succede, Monty?” Domandò Vayvet.
“Si era azzoppato il cavallo, capo…” rispose Monty “… ho dovuto sopprimerlo col pugnale…”
“Maledizione!” Esclamò Vayvet.
“Come faremo ora?” Chiese Haro. “Non possiamo certo proseguire con tre soli cavalli…”
“Escluso.” Pensieroso Vayvet.
“Allora?” Impaziente Monty. “Uccidiamo la ragazza e prendo il suo cavallo?”
“Sta zitto, sai solo causare noie.” Zittendolo Vayvet. “Haro…” rivolgendosi poi all’altro compagno “… tu resterai con la ragazza… mentre io e Monty andremo in cerca di un cavallo… occhi aperti, mi raccomando.”
“Si, capo.”
Vayvet e Monty allora presero due cavalli e si allontanarono.
“Resta seduta accanto a quell’albero…” disse Haro a Chantal “… e bada di non tentare niente di azzardato.”
E si sdraiò accanto ad una siepe, sotto il tepore del Sole pomeridiano.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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