Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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La donna, a quelle parole di Talia, guardò i pastori che erano rimasti in casa ed uno di questi annuì.
“Massì, è una bella giornata di Sole!” Esclamò la donna sorridendo alla ragazza. “E il Sole non ha mai fatto male a nessuno! Venite, faremo una passeggiata nel cortile fino allo steccato che da sulla strada!”
Appena fuori, il tepore delle Sole e una fresca brezza riempirono l’aria, attraversata dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie degli alberi, che vibravano come tanti sonaglini.
Poi si udirono risa, canti e tante voci che sembravano accavallarsi e confondersi tra loro.
“Tutti sono in attesa della Festa delle Candele.” Disse la donna. “I vecchi preparano pane, formaggi, vino e uova, mentre i giovani provano i costumi per le ballate… in chiesa stanno preparando il tutto per la processione e la Santa Rappresentazione… il villaggio si sta animando tutto per questa importante festività.”
Guisgard, nel frattempo, incuriosito dalla piccola chiesetta che sorgeva fuori dal villaggio, lasciò il centro abitato fino a raggiungerla.
Il Santo edificio, in pietra bianca, sorgeva alla fine dello stretto sentiero e uno spiazzo si estendeva alle sue spalle.
Il portico d’ingresso, di un bianco immacolato, era spalancato, mentre la porta che dava all’interno dell’edificio era chiusa.
Su tutto sembrava essere calato un cupo silenzio.
All’improvviso, dallo spiazzo alle spalle della chiesetta, cominciarono ad arrivare dei rumori.
Guisgard, allora, incuriosito da quei rumori, raggiunse lo spiazzo.
E con suo stupore si ritrovò in un piccolo cimitero.
I suoi occhi si fermarono allora sul grosso salice piangente che sorgeva nel centro di quello spiazzo, sul cui tronco era stata inchiodata una lapida che recava queste parole:
“Sono fuggito per tutta la vita dalla morte
e non mi sono accorto che la stavo solo rincorrendo.”
Poi, di nuovo quei rumori attirarono la sua attenzione.
Un uomo, gobbo e deforme, stava scavando due fosse ai due lati di una tomba.
Poi, a fatica, l’uomo sollevò una lapide di pietra, fissandola poi con forza accanto ad una delle due fosse.
Guisgard si avvicinò e lesse la lapide della tomba tra le due fosse:
“Qui giace il padre e maestro perfetto, devoto al Signore ed alla sua famiglia.”
Il cavaliere allora fissò la lapide appena issata dal gobbo e lesse ciò che vi era inciso:
“Qui giacerà colui che peccò contro il Cielo e contro il padre, maledicendo se stesso e la sua anima.”
“Sono due tombe queste fosse, vero?” Domandò al gobbo.
Questi si voltò e rise, per poi annuire.
“Chi vi sarà seppellito?”
Il gobbo fissò la lapide appena issata e indicò le parole che vi erano incise.
“Non c’è alcun nome.” Disse Guisgard.
Il gobbo fissò nuovamente la lapide e poi il cavaliere, scuotendo il capo.
“Non sai leggere?”
Il gobbo rise e scosse nuovamente il capo.
Guisgard, allora, guardò l’altra fossa, che recava anch’essa una lapide però ancora chinata sul terreno.
Il gobbo si avvicinò e tentò di sollevarla, ma inutilmente.
La seconda lapide infatti sembrava molto più spessa e pesante di quella issata precedentemente dal gobbo.
Questi tentò nuovamente di alzarla, ma anche stavolta il suo sforzo fu inutile.
“Vuoi una mano?” Chiese al gobbo.
Ma proprio in quel momento si udì un rintocco di campana.
Proveniva dalla chiesetta.
“Mi avevano detto” mormorò Guisgard “che questa chiesetta veniva aperta solo a Pentecoste…”
Il gobbo lo guardò e rise.
“Ma comprendi ciò che dico?”
Il gobbo annuì.
“Devi confessarti?” Domandò al cavaliere. “Devo chiamare il prete?”
“Allora la chiesetta è aperta davvero?”
Il gobbo rise nuovamente, per poi aprire la borsa che aveva con sé ed estraendo qualcosa.
“Guarda è mio…” mostrando un teschio umano al cavaliere.
“Vai in giro portandoti dietro questo teschio?”
“Si…” portandoselo al petto il gobbo e pulendolo con la sua giubba “… mi piace…”
Guisgard sorrise e scosse il capo.
“Non ti piace?”
“No…” fece il cavaliere.
“Hai paura della morte allora?”
“La morte…” sospirando Guisgard “… non so, non ci ho mai pensato… forse hanno paura della morte quelli che temono di perdere qualcosa… forse i potenti, i ricchi… io non ho nulla… forse per questo non ho mai avuto paura della morte…”
“Cavaliere senza paura…” ridendo il gobbo.
“No, ti sbagli…” sorridendo Guisgard “… ho avuto paura un sacco di volte… forse anche adesso ho paura… paura dei miei sensi di colpa… paura, forse, della solitudine…”
“Cavaliere solitario!” Ridendo nuovamente il Gobbo.
“Già… ho perduto il mio maestro…” fece il cavaliere “… ho smarrito la sua spada… sono braccato e forse condannato…”
“Cavaliere triste!” Esclamò divertito il gobbo.
“Sognavo fama e gloria…” fissandolo Guisgard “… e probabilmente non raggiungerò più la Terrasanta per farmi onore… e forse non riuscirò mai a conquistare la donna dei miei sogni…”
“Cavaliere innamorato!” Ridendo il gobbo.
“Mi credi pazzo, vero?” Sorridendo il cavaliere.
Il gobbo rise.
Di nuovo il rintocco della campana.
“Ma chi la sta suonando?” Voltandosi verso la chiesetta Guisgard. “Il prete?” C’è davvero un prete dentro?”
Il gobbo rise di nuovo.
“Verrai alla festa del villaggio?” Domandò al gobbo.
“Non mi fanno uscire…”
“Chi non ti fa uscire?”
Il gobbo allora tentò nuovamente di alzare la lapide, ma neanche stavolta ci riuscì.
“Aspetta, ora ti aiuto io…” avvicinandosi a lui Guisgard.
Ma il gobbo, improvvisamente, lasciò la lapide e corse via.
Aveva dimenticato a terra il teschio estratto dalla borsa.
“Cosa cercate?” Domandò all’improvviso una suora.
Guisgard la fissò.
“E’ chiusa la chiesa, non lo sapete?” Continuò la suora. “Ed anche il cimitero. Non potete star qui.”
“A chi appartengono queste due fosse?” Domandò il cavaliere.
La suora lo fissò senza rispondere nulla.
“Andate via.” Disse dopo qualche istante, per poi allontanarsi e sparire nel silenzio di quel luogo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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