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Vecchio 08-03-2012, 03.32.50   #1057
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard e Talia, seguiti dal fedele e possente Sheylon, proseguirono lungo la strada, mentre quel vento freddo faceva volare i bianchi petali di quelle rose.
Poco dopo arrivarono nel centro abitato.
Era un paesino adagiato ai piedi di verdi e tenere colline.
Giunti davanti ad una locanda, Guisgard saltò giù dal cavallo ed aiutò poi anche Talia a scendere.
Sul portico stava il locandiere, impegnato a lavare alcune botti.
“Ci occorre un giaciglio per riposare” avvicinandosi Guisgard “e un pasto caldo.”
“Che animale è mai quello?” Turbandosi il locandiere.
“Oh, non abbiate paura, non vi causerà noie.”
“Credete?”
“Certo.”
“Beh, magari è come dite” replicò il locandiere “ma potrebbe spaventare i clienti. Qui nessuno ha mai visto un animale simile.”
Guisgard allora si accovacciò e Sheylon gli si avvicinò.
“Sentito, amico mio?” Accarezzandolo Guisgard. “Sarà meglio non insistere troppo… va, raggiungi il bosco e attendi là un mio segno.”
La tigre emanò un sordo brontolio e poi corse via verso il bosco.
“Appartenete ad un circo, messere?” Domandò il locandiere.
“No, tutt’altro.” Rispose Guisgard. “Sono un cacciatore di taglie. Mia sorella è stanca, abbiamo cavalcato per un bel tratto… vorrei riposasse, per favore.”
Il locandiere annuì e poi chiamò sua moglie.
“Seora! Accompagna la ragazza di sopra.”
La donna uscì e si avvicinò a Talia.
Guisgard prese la mano della ragazza e la diede alla donna, per poi indicare a questa, con un cenno, gli occhi di Talia.
La donna annuì e poi accompagnò la ragazza al piano superiore della locanda.
“Ecco, qui potrete riposare.” Disse la donna appena entrarono in una stanza. “Il letto è comodo e le lenzuola sono profumate. Qui sul comodino c’è una brocca d’acqua fresca.” Riempì un bicchiere e lo mise accanto alla brocca. “Se vi occorre qualcosa basta suonare questo.” Dando alla ragazza un piccolo campanellino di ottone. “Io sono di sotto. Buon riposo, milady.”
La donna uscì e poco dopo Talia cadde addormentata per la stanchezza.

Il vento ululava tra le nuvole che inquiete si rincorrevano e contorcevano nel Cielo.
Si poteva indovinare la forza di quel vento che soffiava senza sosta sulle cime della boscaglia, rendendole quasi deformi nei tronchi e con i rami protesi tutti in un sol senso, come se implorassero clemenza in quel giorno d’ira.
La torre si ergeva muta e austera, con la base sommersa da incolti cespugli spinosi e le murature ricoperte da sterpi e rampicanti.
E sembrava or ora sul punto di capitolare a quell’assedio portato dalle forze della natura.
Talia fissava l’inquieta boscaglia con i capelli in balia del vento e i pensieri alla mercè di una lenta malinconia mista a solitudine.
“Non restate qui al freddo, milady…” disse la badessa “... rientrate, vi supplico... ora che avete riacquistato la vista potrete vedere il Fiore... ma se resterete qui allora c’è il pericolo di ammalarvi di nuovo...”
Ad un tratto alcune novizie salirono correndo.
“Per l’Amor del Cielo!” Le riprese la badessa. “Che modi sono questi? Non siete più delle fanciulle!”
“Madre…” rispose una di quelle “… siamo qui per vedere lo spettro... dicono appaia per lamentarsi al crepuscolo...”
“Si, vogliamo vedere il fantasma del vecchio cavaliere ucciso dal suo stesso figlio!” Disse un’altra di loro.
“Nessuna vedrà niente!” Sentenziò la badessa. “E ora su, ognuna nella propria celletta!”
Ma appena rimasta sola, Talia fu scossa dal suono di una tromba.
Si affacciò e vide qualcosa.
Un lungo corteo di cavalieri preceduti da 7 chierici dai lunghi abiti neri.
Ciascuno di questi portava una Croce gemmata dai superbi bagliori.
Dietro di loro alcuni penitenti si flagellavano e si lamentavano, mentre qualche passo più indietro avanzavano dei monaci che recitavano orazioni tratte dalla Liturgia dei Morti.
Appresso, finalmente, avanzavano i cavalieri.
Erano preceduti da un cappellano che portava una Croce di legno spoglia e umilissima.
I cavalieri, 13 in tutto, indossavano corazze di un colore simile alla nebbia.
Il corteo era chiuso da un carretto, guidato da un gobbo, che trasportava una bara chiusa.
“Non potremo resistere al lungo!” Gridò la badessa che era di nuovo salita in cima alla torre. “Milady…” fissando Talia “... milady... vale davvero tanto difendere il tesoro rinchiuso in questa torre?”

Il canto del Gallo destò Talia da quel sogno.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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