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Vecchio 09-03-2012, 02.42.35   #1065
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard portò i cavalli nella stalla della locanda e subito un uomo gli andò incontro.
“Mi raccomando, hanno cavalcato molto.” Disse il cavaliere allo stalliere.
“Non temete, messere, ci penserò io.” Sorridendo l’uomo.
Cominciò così a preparare nuovi ferri per i due cavalli.
“Giungete da molto lontano?” Domandò lo stalliere.
“Si, veniamo dalla terra che precede i ponti dell’acquedotto.”
“E cosa vi ha spinto qui?”
“Sono un cacciatore di taglie” rispose Guisgard “e sto cercando un uomo.”
“Un tipo pericoloso, messere?”
“Si, un assassino.”
“Capisco.” Asciugandosi il sudore lo stalliere. “Ma dalla vostra determinazione non dubito che riuscirete a trovarlo.”
“Ditemi… giungendo qui abbiamo trovato la strada ricoperta quasi tutta da rose bianche…”
“Ah, si…”
“Come sono finite tutte quelle rose sulla strada?”
“Domandatelo in giro” fece lo stalliere “ed ognuno vi darà una risposta differente… per il mio padrone, il locandiere, le avrà perdute un carro che veniva dal bosco… sua moglie, invece, sono certo che risponderà che è stato a causa di un matrimonio, perché le rose sono di buon auspicio per una sposa… per il curato del paese, statene certo, sono lì per una processione…”
“E se lo domandassi a voi invece?” Fissandolo Guisgard.
“Sono solo uno stalliere…” ridendo “… e la mia risposta sarebbe solo un’altra da aggiungere a quelle precedenti… se siete così curioso, beh, potreste chiederlo al vecchio del Belvedere… sempre se riuscirete ad avvicinarvi al suo palazzo…”
“Chi è il vecchio di cui parlate?”
“Un vecchio che abita al Palazzo del Belvedere…” rispose lo stalliere “… e chissà che non conosca anche l’uomo che state cercando…”
“Potrebbe?”
“Lui dice di essere stato un maestro di cavalleria e cortesia…” ridendo lo stalliere “… e di conoscere i migliori cavalieri del regno…”
“Allora forse dovrei cercare lì…” mormorò Guisgard “… prima, nel parlare del vostro lavoro, non so… ho colto un vago senso di insoddisfazione…”
“Io?” Sorridendo lo stalliere. “Beh, faccio questo lavoro da poco… prima invece facevo il lavoro più bello del mondo… l’allevatore di piccioni.” E rise.
“E perché avete smesso?”
“Ero socio con un mio parente…” raccontò lo stalliere “… e l’attività rendeva bene… sembra strano, ma tutti cercano piccioni viaggiatori…”
Guisgard ascoltava.
“Ne avevamo uno formidabile!” Continuò lo stalliere. “Talmente veloce che decidemmo di chiamarlo Sibilo… niente poteva fermarlo… né vento, né pioggia e nemmeno l’afa o il gelo… Sibilo era il piccione preferito di un nobile cavaliere… si fidava solo di quello per mandare i messaggi alla sua amata, l’infelice moglie di un barone… poi, un giorno, finalmente il cavaliere si decise e rapì la sua amata ed insieme fuggirono via… e quello fu l’ultimo giorno che vidi Sibilo… e senza quel piccione non aveva più senso continuare quel lavoro e sono finito qui a badare ai cavalli dei clienti del mio padrone… non che mi lamenti più di tanto, egli è un buon uomo, molto generoso.”
“E il cavaliere e la sua amata dove sono andati?” Chiese Guisgard.
“Per il suo valore” rispose lo stalliere “il re gli aveva dato un titolo e un feudo… ed è lì che vive felicemente con la sua donna ancora oggi.”
“E il piccione?”
“Eh, quel piccione…” ridendo lo stalliere e battendo sul ferro ancora caldo “… credo sia al servizio di qualche altro innamorato… del resto non sapeva fare altro che portare biglietti con versi e rime d’amore… eh, il mio Sibilo… mi piace immaginare che aiuti qualche amante ancora troppo timido o titubante nell’aprire il proprio cuore all’amata…” fissò Guisgard e sorrise.
Intanto, nella locanda, al piano di sopra, Talia si era svegliata ed aveva chiamato Guisgard.
La moglie del locandiere, sentendo la voce della ragazza, tornò nella sua stanza.
“Dormito bene, milady?” Domandò sorridente. “Avete fame?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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