Discussione: Mito San Galgano
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Vecchio 05-10-2008, 18.45.29   #13
Morris
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Morris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella roccia
Indagini sulla Spada di San Galgano
(Fonte: www.luigigarlaschelli.it/spada/Atti2.pdf)
Luigi Garlaschelli
Dipartimento di Chimica Organica
Università di Pavia
Antefatti

E’ accertato che della spada esiste una tradizione ininterrotta di culto, ma soprattutto che
cronache e rappresentazioni artistiche la raffigurano nel corso dei secoli, apparentemente in forma
molto simile tra loro. Tra queste fonti possiamo ricordare
- Immagini a sbalzo sul reliquiario – ora al Museo di Siena - che conteneva la testa del Santo (ca
1270 ) [ 1 ]
-- Gli affreschi dei Lorenzetti nella Cappella della Rotonda ( 1350 circa?)
-- Cronaca di una visita pastorale avvenuta alla Rotonda nel 1576 [ 2 ]. In questa cronaca si afferma
che nel centro della Rotonda esisteva un altare costituito da un unico blocco di pietra, con un foro
attraverso il quale si poteva osservare sotto di esso la roccia con la spada infissa. (
“In medio eius
simplex Altare ex solo lapide erat erectum, sub quo ensis S. Galgano usque ad elsam in saxo in
modum crucis miraculo, ut ferunt, infixus erat foramine conspiciebatur”
)
-- Cronaca degli scavi effettuati il 22 luglio 1694 (cfr. Archivi della Compagnia di san Galgano) [ 3]
in cui si cita la spada, che si poteva rimuovere, sotto l’altare.
-- Cronaca degli scavi effettuati nel 1915 ( idem ) [4 ] in cui si cita la spada.
-- Documento manoscritto scavi effettuati nel 1915 ( idem ) [5] nel 1832 dall’allora preposto Silvio
Bartali che descrive un’ispezione effettuata accanto alla spada . (Ms. in possesso dell’attuale
parroco di Chiusdino, don Vito Albergo). In quell’anno venne sollevata una pietra segnata con una
croce posta sotto il fonte battesimale, rinvenendo una cassettina di piombo con iscrizioni,
probabilmente posta in quel luogo durante i sopracitati scavi del 1694.
In tale documento si descrive la spada, accanto al fonte battesimale, visibile sotto a una specie di
grata (“
…abbiamo proceduto ad una escavazione nel piano che sopra il perimetro di detta cappella
e nel centro della medesima serve di base al Fonte Battesimale, e precisamente presso alla
craticola di ferro entro cui conservasi la Spada di San Galgano…
”).
La Spada, per lo meno a giudicare dalla parte visibile sporgente dal masso, sembra
corrispondere esattamente per quanto concerne lo stile, a una vera spada del XII secolo, e più
esattamente del tipo X.a della classificazione ormai universalmente accettata di Ewart Oakeshott
(Fig. 1) Si tratta di uno dei massimi esperti di spade medievali, consulente alle Royal Armouries di
Leeds, autore di diversi volumi sull’argomento. [6]
Fig. 1 - Spada Tipo Xa della classificazione di E. Oakeshott
Venendo ai giorni nostri, disponiamo di un testimone oculare, il sig. Duilio Petricci (n.
1915), il quale ricorda che quando egli era ragazzino, la spada era ancora coperta da questa specie
di grata, che egli descrive di rame, e a forma di cupola. La griglia era dotata di uno sportello su un
lato, attraverso il quale si poteva accedere alla spada, che poteva essere sfilata dalla fessura nella
quale era inserita.
Il suddetto testimone assis***** anche all’operazione durante la quale fu versato del piombo
fuso nella fessura per bloccare la lama. Tenendo conto dell’età del testimone stesso, si puo’
supporre che cio’ sia avvenuto appena prima o durante i lavori di restauro del 1924, nel corso dei
quali fu evidentemente rimossa anche la protezione metallica a grata.
Possiamo anche ipotizzare che una ricevuta del fabbro degli anni 20 (talvolta citata da taluni
a prova della sostituzione della spada, e ora persa) riguardasse invece l’operazione col piombo fuso,
che evidentemente richiese crogioli, fornelli, ecc.
Successivamente la spada fu spezzata da un vandalo negli anni 60. Evidentemente la lama
era bloccata, ma l’assenza di protezione attorno al masso permise la rottura.
Il moncone spezzato fu fatto sistemare dall’allora parroco don Cimpi con cemento o altro materiale
fissandolo sopra la parte di lama che ancora era nella roccia.
Dopo l’arrivo dell’attuale parroco don Vito Albergo, il Petricci fu chiamato per dare un
aspetto più decoroso all’aggiustatura. Egli infatti rimosse il precedente cemento di colore diverso
da quello della roccia, sostituendolo con altro di colore simile. La colorazione fu ottenuta tritando
una roccia e mescolandola con un legante tipo colla.
Queste operazioni sono state descritte in un documento, ovvero una piccola poesia composta
dal Petricci nel 1984, e si devono collocare quindi attorno agli anni 70. [7]
Il 21 marzo 1991 avvenne un nuovo vandalismo, quando un giovane (subito dopo fermato
dai carabinieri) si rinchiuse nella Rotonda con dei turisti e spaccò parte del cemento per estrarre la
spada, la quale fu poi di nuovo sistemata.
Tutte queste traversie, rotture e riparazioni avevano dato origine a voci non giustificate,
riportate anche in opuscoli turistici o testi di storia dell’arte, che la Spada fosse un falso
ottocentesco, che fosse stata sostituita, che la lama non esistesse veramente sotto la roccia, ecc.

Indagini e azioni intraprese nel 2001
Il giorno 18 maggio 2001, alla presenza di varie persone, si è proceduto a un’ispezione del
manufatto. Il tentativo eseguito era di praticare un piccolo foro nella roccia sperando di raggiungere
la cavità in cui si troverebbe la lama, e il blocco di piombo che la tiene.
E’ stato infatti praticato un foro di circa 11 mm di diametro, corrente verticalmente e
parallelamente a poca distanza dalla posizione presunta della lama cementata ( Fig. 2).
Con l’assistenza del Dott. Vernillo Facoltà di Medicina dell’Università di Siena l’interno del
foro è stato ispezionato con un endoscopio a fibre ottiche. Non si è però incontrato altro che roccia
(o cemento). Una piccola parte del cemento è stato allora asportato dalla base della spada
emergente, che è stata liberata e tolta.
Fig. 2 - Moncone superiore della Spada di San Galgano. (L’elsa misura cm 17)
La parte di lama sottostante era ancora invisibile. Un secondo foro è stato praticato in
direzione obliqua rispetto al primo, incontrando dopo pochi centimetri una superficie metallica
visibile all’endoscopio.
Altro cemento è stato allora asportato, mettendo a nudo alcuni centimetri della lama
sottostante. E’ stato verificato che gli orli della frattura dei due pezzi combaciano, lasciando quindi
ritenere che la parte spezzata sia effettivamente parte della spada originale.
Fig. 3 – Ispezione della Spada
I due monconi sono successivamente (in data 28 giugno) stati accostati e tenuti in posizione
per motivi estetici, tramite un piccolo morsetto metallico, posto sul lato posteriore della lama e
quindi praticamente invisibile ai visitatori) facilmente asportabile e che non danneggia in alcun
modo il manufatto in attesa di possibili ulteriori interventi di chi di competenza.
E’ stata anche rafforzata la sicurezza del manufatto aggiungendo un secondo lucchetto sulla
parte posteriore della cupola di plexiglas che protegge la spada.
Nel corso delle operazioni in data 18 maggio, erano state raccolte con un magnete alcune
piccole scagliette, già staccate dalla parte di lama tuttora cementata. Esse sono state inviate per
un’analisi al microscopio elettronico a scansione al prof Ramous (Dipartimento Innovazione
Meccanica e Gestionale, Università di Padova) che in qualità di archeometallurgista sperava di
potere dare indicazioni circa la struttura del metallo, i trattamenti subiti (tempera, ricottura, ecc) con
l’intento di verificare, tra l’altro, se vi fossero elementi in contrasto con la supposta origine
medievale del manufatto stesso.
Purtroppo i frammenti non contenevano metallo, ma erano costituiti da semplici ossidi di
ferro (anche se magnetici) e quindi non utilizzabili ai fini della prevista analisi.
Uno di questi frammenti è stato comunque analizzato chimicamente per Spettroscopia di
Assorbimento atomico presso il Dipartiimento di Chimica Generale dell’Università di Pavia (Vedi
relazione seguente).
Gli elementi evidenziati sono stati:
Cd ca 0,104 ppm
Cu ca 80.4 ppm
Ni ca 70.5 ppm
Pb ca 39,2 ppm
Questi valori rientrano nella norma per un metallo medievale e non indicano utilizzo di
leghe o acciai moderni.
Indagini, analisi e possibili azioni future
Una più completa analisi degli elementi in traccia contenuti in un frammento di ossido è in
corso sempre presso l’Università di Pavia, con la tecnica dell’Attivazione Neutronica (il reattore di
ricerca è finalmente di nuovo operativo).
E’ prevista anche un’analisi tramite spettrometria di massa (ICP-MS). Quest’ultima tecnica
è stata utilizzata nel 1999 da ricercatori spagnoli per un’analisi sulla lama della spada del Cid
Campeador, pure essa del XII secolo [8]. La distribuzione degli elementi in traccia ha permesso di
identificare la provenienza geografica del metallo. Un’analisi simile sarebbe forse possibile anche
nel nostro caso, se si potesse innanzitutto accedere a un database di confronto di manufatti ferrosi
dell'Area Toscana. Il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena ha peraltro avviato un
progetto di mappatura delle ferriere toscane, e ci proponiamo di contattarlo a questo scopo.
Sulla spada sarebbe naturalmente possibile eseguire una analisi metallografica classica. Questa
comporta la lucidatura di una porzione del metallo di alcuni mm
2 e il suo esame microscopico per
accertare la composizione della lega i processi di tempera, ricottura e forgiatura subiti, ecc. Si tratta
di un esame che comporta il trasporto della spada presso un adeguato laboratorio e la consulenza di
un esperto di metallurgia delle armi medievali.
L’esame non è propriamente distruttivo, ma la lucidatura comporta l’abrasione sia pur
piccola di un punto della lama o dell’impugnatura, che deve essere attentamente scelto.
Una radiografia della parte di spada spezzata potrebbe inoltre rivelare iscrizioni invisibili a
occhio nudo, ma che rappresenterebbero preziose indicazioni.
La spada fu coperta anni fa con uno strato di vernice scura commerciale. La rimozione di
questa vernice , effettuata presso un competente Laboratorio di restauro della Soprintendenza,
potrebbe forse portare alla luce la patina che solitamente copre i manufatti metallici antichi, che a
sua volta può fornire indicazioni circa l’autenticità dello stesso. (tale patina non era riproducibile da
falsari fino agli anni 70).

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[I][B][COLOR=red]Sir Morris[/COLOR][/B][/I]
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