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Vecchio 27-03-2012, 18.19.26   #1284
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard restò in silenzio e il vecchio, stranamente, non domandò altro.
“Forse dovreste riposare, milord…”
“Stanotte non credo riuscirò a chiudere occhio…” disse il cavaliere “… e comunque albeggia ormai…” fissando l’aurora.
“A quest’ora del mattino” sorridendo il vecchio “si fanno i sogni migliori… quelli che poi, al nostro risveglio, ricordiamo meglio…” si alzò “… io invece non sogno mai a quest’ora… sono troppo mattiniero…” rise “… vado a raccogliere delle frutta fresca… rammento benissimo ciò che comandate sempre ai vostri servitori… ossia frutta appena colta per la colazione di lady Chymela.” E andò via.

Gli apparvero distanze sconfinate, incommensurabili agli occhi e alla mente dell’uomo.
Eppure le copriva col solo sguardo del pensiero.
Viveva così in infinite e varie contrade, alcune cupe e austere, altre solenni, ma quasi tutte sconosciute.
Avvertì, poi, d’un tratto tutte le sensazioni che attraversano l’animo umano, nel turbinio delle passioni, degli stati d’animo e delle sensazioni.
Nella sua mente correva il ricordo e il pensiero, costante, della sua amata.
Forte avvertì la separazione, il distacco e la ricerca per ritrovarla.
Diverse figure lo affiancarono, ma a nessuno rivolse domande circa la sua amata.
Eppure non smise di cercarla.
Raggiunse così una boscaglia, disegnata dal chiarore di un’alba attesa dopo un lungo sentiero fatto di stelle sconosciute.
Attraversò quel luogo fino a ritrovarsi ai piedi di una collina che sentì familiare.
E su un pendio, racchiuso da un basso muretto di mattoni policromi, raggiunse un Giardino.
Un cancello dorato ne segnava l’ingresso e attraversatolo percepì subito una luce diversa da quella naturale.
La luce illuminava i getti di varie fontane che spruzzavano la loro acqua in innumerevoli gocce che divenivano poi scintille, quando la luce le attraversava.
L’acqua fuoriusciva con forza dalle fontane, eppure un silenzio sacro dominava in quel Giardino.
Si avvicinò allora ad una delle fontane e si specchiò tra bagliori fluttuanti che ondeggiavano in cromatismi senza fine.
Si bagnò il volto e le braccia, ridestandosi da quel suo viaggio.
Si voltò poi e guardò, come avesse una nuova vista, il Giardino attorno a sé.
Tutto era meraviglioso e gli infiniti colori di quel luogo sembravano perdersi nell’assoluta bellezza che avvolgeva ogni cosa.
Ma più di tutto, lo colpì un Fiore.
Era di un colore sconosciuto e indefinito, con riflessi vivi, che mutavano ad ogni istante e variopinte nervature ne disegnavano l’immagine racchiusa nelle lucenti foglie, senza, tuttavia, rendendo possibile una sua contemplazione come possiamo immaginare noi uomini.
Il Fiore cresceva in quel Giardino, eppure si elevava al di sopra di tutto il resto.
Attorno crescevano infiniti altri fiori, di tutti i colori conosciuti, che inebriavano l’aria con i loro profumi.
Eppure, per quanto meravigliosi, tutti quei fiori si inchinavano al Fiore che cresceva al centro del Giardino.
Lui allora si avvicinò e cercò di vederlo da vicino.
Scorse tra i suoi infiniti petali e gli sembrò di vedere qualcosa...

L’alba.
Guisgard si svegliò quando ormai il Sole aveva lasciato l’Oriente.
Aveva dormito solo per pochi momenti, sufficienti però per quel misterioso sogno.
Nella sua stanza, nel frattempo, Talia era ormai sveglia.
Aveva trovato e sentito l’aurora col solo tocco dei suoi sensi.
Ad un tratto qualcuno bussò e la porta si aprì.
La ragazza avvertì diversi passi, come se alcune persone fossero entrate.
Sentì il rumore dei vassoi posarsi sui tavolini.
Poi, pian piano, quelle persone lasciarono la stanza.
“Ben sveglia, milady.” Disse il vecchio guardiano. “Ho qui della frutta appena colta per la vostra colazione.” E mostrò un lieve inchino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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