Elisabeth e Kojo scesero così nel parco del palazzo reale.
La sera era silenziosa e serena e le fragranze dei primi alberi in fiore inebriavano ancora l'aria.
Le luci della città risalivano oltre le mura del palazzo, stagliandosi nel cielo notturno in una danza di colori che giungeva poi ad assumere il bagliore di un unico e variopinto alone.
Piccoli viali alberati e racchiusi da cespugli verdeggianti tagliavano con rigoroso ordine geometrico il parco, tracciando piccoli corsi che si congiungevano tutti nella piazzetta centrale, dove dominava una grande fontana dai superbi giochi d'acqua.
In questo rassicurante scenario di classicheggianti fattezze passeggiavano la dama e il cavaliere, persi nel vuoto splendore di quel luogo che pareva ignorare la tragedia che stava vivendo Tylesia.
“Volete forse convincermi” sorridendo Kojo “che esiste da qualche parte un dio che ha forgiato il firmamento e il mondo sottostante? Un dio che ha innalzato le cattedrali e le torri di questa superba città? E sia, voglio credervi, milady... ma dov'è ora? Perchè resta in silenzio mentre tutto è minacciato dal male? Perchè resta impassibile davanti al marmi scalfiti dai nemici di Tylesia? Non ode il pianto di questa gente? Volge forse il viso altrove davanti al loro lutto?” Guardò la bellezza del parco. “Se avete anche una sola risposta ad una di queste domande, non sprecatela per me... serbatela per questa gente... quando ci chiederanno il perchè delle loro sciagure... io sono solo un cavaliere e sono pagato per difendere questa città. E lo farò con tutte le mie forze... e se ci riuscirò, voglio essere ringraziato da tutti, osannato come un liberatore... non dividerò il mio successo con nessun altro... neanche con un dio...” si fermò e guardò la donna degli occhi “... io non amo dividere niente con nessuno... niente...” e stringendo a sé la donna, la baciò con impeto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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