Reas restò colpito da quelle parole di Elisabeth.
Erano state pronunciate con slancio e con passione, con l'ardore di chi conosce l'amore non per averlo appreso dai libri o dagli altri, ma per averlo vissuto.
Il capitano si avvicinò ed immerse i suoi occhi in quelli della donna.
“Il nostro mondo” disse “è sul baratro... su un abisso che temo sia senza fine... tutto crolla e tutto sembra volersi portare dietro con sé, in quell'abisso... forse questo è stato l'ultimo tramonto e forse non ci sarà nessuna aurora domani su Tylesia... se così fosse, allora vorrei portare con me il vostro sguardo ora, milady... quando mi diceste di amarmi, io non compresi... la credevo una scusa per interrompere il duello, ma mi sbagliavo... ma come potete amare un uomo che non conoscete? Di me ignorate tutto... io non credo nell'amore... non come lo intendete voi, milady... e nessuno ci crede qui a Tylesia... ci è stato insegnato che esso è male perché confonde, illude, indebolisce e addolora... ruba l'anima e il senno... è un'invenzione dell'uomo, come lo sono le fiabe e i romanzi... il nostro più grande tesoro, quello custodito fra le mura di questo palazzo e quello che spinge i nostri nemici ad attaccarci, è il segno più alto della nostra libertà... è il simbolo della Ragione... una Ragione che ci protegge dai fantasmi che indeboliscono gli uomini... e tra quei fantasmi vi è anche l'amore, milady...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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