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Vecchio 10-04-2012, 16.26.36   #1548
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Era una bellissima giornata, dal cielo di un azzurro scuro e sterminate nuvole, gonfie e bianchissime, che naufragavano lontane, perse lungo un orizzonte sconfinato e dai tratti ultraterreni.
Il Sole, splendente e luminoso, con i suoi raggi purpurei e dai bagliori dorati, sferzava le cime delle voluminose colline tutt'intorno, che sotto quel manto rilucente si accendevano con tonalità di verde sconosciute ai forestieri.
Il pranzo per gli ospiti era stato preparato nella sala centrale del palazzo di Sygma, chiamata Delle Quattro Stagioni, per la presenza sotto le quattro grandi vetrate rettangolari di altrettanti dipinti raffiguranti le allegorie dell'Inverno, della Primavera, dell'Estate e dell'Autunno.
La particolarità di questa sala era quella di essere perfettamente illuminata ai solstizi e agli equinozi.
Attorno alla tavola vi era una vivace agitazione e tutta la corte sembrava affascinata dai racconti dei due viaggiatori giunti a Sygma.
Guglielmo, il più anziano, era abbigliato con un vestito di velluto blu e guarnito con ampi e vistosi bottoni ottonati, mentre stretti calzoni di cotone finivano racchiusi in lunghi stivali di cuoio.
L'altro invece era vestito alla maniera dei giovani studenti che in quei tempi animavano le scuole cattedrali e cittadine, con un abito a metà tra il borghese e il militare.
Ciò che colpiva invece era il suo aspetto, luminoso e superbo, come se la magnificenza di quelle terre avesse acceso in lui una luce di primordiale fulgore.
Ad un tratto, il più giovane di loro propose al re, alla regina e a tutti i presenti, un originale arcano.
Cristiano così cominciò a dire:

“Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore.
Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai.
Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore.
Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora.
Chi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?”


Tutti allora cominciarono a ragionare, interessati e divertiti, su quel misterioso indovinello.

Tutte le ipotesi furono avallate dai presenti e ciascuno scelse quella a suo parere più efficace.
Alcuni ragionarono seguendo l'istinto, altri la Fede.
Qualcuno cercò di rispondere scimmiottando ragionamenti filosofici, altri ancora addirittura chiamando in causa la logica matematica.
Per certi era in ballo la morale, per altri l'etica.
Perfino la legge e i diritti di proprietà furono tirati in ballo.
E mentre quella sfuggente soluzione teneva occupati i presenti, nella sala giunse la principessa Chymela.
Ella appariva come una di quelle bellezze di Avignone o Carcassonne, con occhi di un'ambrata trasparenza, pelle bianca come alabastro e labbra dai riflessi di corallo.
I capelli erano lunghi e chiari come il grano all'imbrunire e il sorriso radioso dai riflessi di madreperla.
Tutti si alzarono in piedi e Cristiano restò a guardarla.
La ragazza avanzava nella sala avvolta da una gioia radiosa e teneva il viso leggermente chino, come a voler sfuggire a tutti gli sguardi dei presenti e tener celata la felicità che traboccava dai suoi occhi vispi e dal suo solare sorriso.
“Vieni, Chymela.” Fece suo padre, indicando il posto accanto al suo.
“Ho udito che la corte è alle prese con un singolare quesito...” sorridendo al padre la ragazza “… del quale, sono convinta, il nostro arguto ospite conoscerà di certo la soluzione.”
“Nessuno temo la conosca, milady…” fissandola Cristiano “... forse è celata solo nel cuore di chi ascolta e legge...” sorrise “... volete scegliere una delle tre, milady?”
“Perché non rispondete voi a quel quesito, messere?” Guardandolo Chymela. “Chi secondo voi, dunque, possiede davvero quel Fiore?”

Guisgard si guardò intorno, ma tutto era come prima.
Nessuna panca era rotta o fuori posto.
“Milady è stanca, mio signore…” avvicinandosi l’arcicappellano “… meglio condurla nella sua stanza…”
“Ora ripartiremo…” fissandolo Guisgard e stringendo a sé Talia, come a volerla tranquillizzare “… siamo stati fin troppo qui… oggi stesso riprenderemo il nostro cammino…”
“Già, sua eccellenza ha una missione, vero?” Entrando il vecchio guardiano. “Anzi, un tesoro da trovare… ma forse è un viaggio troppo lungo e tortuoso da affrontare per un uomo solo e una ragazza cieca…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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