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Vecchio 13-04-2012, 01.25.35   #1609
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il Sole iniziava a indorare le cime dei cipressi che, lambiti dalla fresca brezza mattutina, si muovevano in un dolce brusio, quasi volessero destarsi dalle ultime ombre lasciate dagli spiriti notturni, per cantare al dolce risveglio della natura.
Ad un tratto la principessa, scossa da una voce che la chiamava, guardò verso gli appartamenti che davano sul giardino e si alzò di scatto.
“Arrivo!” Disse ad alta voce Chymela. “Arrivo, cara balia!”
Questo fece sussultare il giovane che era accanto a lei, appoggiato ad uno di quei cipressi, perché la parola “arrivo” di Chymela chiudeva ogni loro incontro.
“Ora devo scappare...” fissandolo lei “... a presto...”
Andros la guardò andare via mentre una velata malinconia, come ogni volta, gli scese sul cuore.
La ragazza non si era mai ritrovata in una condizione d'animo simile a quella in cui versava ogni volta tornava da uno dei loro incontri nel giardino.
Si sentiva completamente avvolta da una toccante e meravigliosa atmosfera di un nuovo mondo.
Come un velo, magico e mutevole, che si posava sul suo cuore.
Un velo che, se si fosse sollevato, le avrebbe mostrato un mondo sconosciuto, incantato e durevole, animato da scenari e sogni di straordinaria bellezza.
Appena ritornata nella corte, tentò però subito di ammansire quelle sensazioni e quello stato d'animo.
E ciò non risultava quasi mai complicato, perché tutti erano abituati al suo sguardo perso in fantasticherie, in pensieri incantati e sognanti.
Capomazda le appariva come un luogo incantato, ricco di orizzonti e sfondi da favola, dove la vita si mostrava come una quotidiana meraviglia.
Ma più di tutto due cose nei racconti di Andros avevano affascinato Chymela: una promessa e un tesoro.
Una promessa celata in un'antica profezia e un tesoro racchiuso in un mistico Giardino fatato.


Guisgard restò incuriosito da quella richiesta di Talia.
Perchè voleva visitare quella sala?
E come conosceva quel luogo?
Poi, dopo qualche istante, disse al vecchio guardiano di entrare.
Questi allora servì loro quell'infuso con dei biscotti.
“Avete riposato bene, miei signori?” Domandò ai due.
“Si, grazie...” fece Guisgard.
“Sapete, non rammentavo di quei vezzeggiativi fra voi, miei signori.”
Guisgard lo fissò incuriosito.
“Certo, ricordo l'amore che l'arciduca nutre per le arti classiche” continuò il vecchio “ma non sapevo dell'affabile nomignolo dato a voi, milady.”
Guisgard guardò Talia, poi di nuovo il vecchio.
“Oh, mi riferisco al nome della musa...” comprendendo lo stupore di Guisgard “... Talia... è così, vero, che chiamate vostra moglie?” Rise. “Eh, ma che sciocco! Sono proprio un vecchio sciocco! Magari quel vezzeggiativo lo usate nell'intimità, mio signore!”
“Ehm... già...” mormorò Guisgard...”
“Non imbarazzatevi, milord!” Esclamò divertito il vecchio. “Suvvia, vi ho visto crescere! Ricordate quando giocavate sulle mie ginocchia?”
Guisgard annuì con un sorriso forzato.
“Ehm...” cercando di cambiare discorso “... io e mia moglie vorremo fare un giro per il palazzo...”
“Siete i padroni qui, miei signori.” Sorridendo il vecchio. “Volete il mio permesso per visitare casa vostra?”
Guisgard sorrise.
“Però devo dirvelo, milord...”
“Cosa?”
“Mi sembrate un po' freddino...” con fare sarcastico il vecchio “... si, insomma... avete al vostro fianco questa bellissima ragazza e non vi ho ancora visto darle un degno bacio... sapete che alla corte di Capomazda attendono un erede, no?” Rise nuovamente. “E sia...” alzandosi dalla sedia “... credo di avervi imbarazzati abbastanza... portate pazienza con questo vecchio e stolto servitore, miei signori... la vostra visita ha rallegrato le mie solitarie e malinconiche giornate... ora col vostro permesso mi ritiro... vi auguro una piacevole passeggiata nello splendore di questo palazzo...” ed uscì dalla stanza.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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