Cittadino di Camelot
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Silenzio e quiete, l’aria fresca del mattino entrava dalla finestra appena scostata portando con sé il profumo della primavera. I raggi del sole sfioravano le leggere tende per poi infrangersi sui cristalli della ricca lampada poggiata sul tavolo e sparpagliarsi in mille e più riflessi d’arcobaleno per la stanza... avvertivo quei riflessi danzare intorno a noi al ritmo della leggera e quasi impercettibile brezza che si insinuava dalla finestra. Tutto era pace, tutto era serenità... tutto, tranne il mio animo.
Il cavallo correva veloce attraverso il bosco, gli zoccoli battevano il terreno ed il vento fischiava furiosamente intorno... io stringevo le redini e tenevo la testa bassa sul collo dell’animale per evitare i rami più bassi... sarei potuta passare dalla strada, certo, ma il giro sarebbe stato più lungo ed io, invece, avevo fretta di arrivare...
Giunsi al convento e, senza rallentare il galoppo, saltai la bassa staccionata che divideva la costruzione dal limitare della foresta... era presto e non c’era nessuno in giro, ma io non ci feci affatto caso: tirai le briglie con forza e l’animale si impennò per poi fermarsi, smontai in fretta e corsi verso la chiesa.
Non so per quanto tempo rimasi lì, mentre il sole si alzava sempre più, inondando la navata con i colori brillanti delle vetrate... rimasi in ginocchio, prostrata di fronte a quella statua lignea delicatamente dipinta, gli occhi serrati, le mani giunte...
“Talia...”
Quella voce infine mi riscosse. Sollevai dunque la testa e mi voltai... padre Anselmo era proprio dietro di me, le mani nelle ampie maniche del saio e quella sua abituale aria serena sul volto, appena velato quel giorno di una vaga sorpresa.
“Buon giorno, padre!” mormorai.
L’uomo mi osservò ancora per qualche istante, poi si voltò ed andò a sedersi su una delle panche più vicine, facendomi segno di raggiungerlo.
“Talia, figlia mia... che cosa ci fai qui a quest’ora?” domandò dopo che mi fui accomodata al suo fianco e ebbe scrutato in silenzio il mio volto per qualche istante.
“Dovevo...” esitai “Sono venuta qui per pregare! Per chiedere una grazia!”
Gli occhi dell’uomo si allargarono leggermente... poi sorrise.
“Una grazia?”
“Si, alla Vergine!”
“Capisco...” annuì lentamente “Dimmi... c’è forse qualche cosa che ti turba?”
“Io...” iniziai, ma era difficile spiegare tutto ciò che si agitava nella mia anima, difficile ammettere ciò che mi tormentava... abbassai lo sguardo sulle mie mani agitate che stavano insistentemente tormentando una minuscola piega dell’abito.
“Talia... tu ti fidi di me?” domandò allora lui, proprio al centro di quel mio doloroso silenzio.
“Si...” risposi in fretta “Certo!”
“E allora dimmi, figlia mia... che cos’è che ti tormenta?”
Per qualche attimo i miei occhi rimasero in quelli del frate: stimavo padre Anselmo e gli ero affezionata, era il mio confessore da sempre e gli avevo sempre detto tutto... quasi tutto!
“Si tratta di quelle visioni...” sospirai “Quei sogni che faccio... io... io non li voglio! Non voglio averne più!”
“Ma Talia...” mi riprese lui, sorpreso “Non me lo avevi mai detto... non hai mai fatto cenno a niente del genere! E’ questa la grazie che eri venuta a chiedere? Pregavi perché quei sogni svanissero?”
Annuii.
“Oh, Talia... come puoi? Come puoi pensare questo? Quei sogni, Talia... quelle visioni... sono un dono del Cielo! Una benedizione... e rifiutarli è un sacrilegio! Quei sogni ti rendono speciale, ti rendono...”
“Ma io non li voglio!” lo interruppi “Non voglio più essere speciale! Voglio essere normale!”
“Non sai quello che dici!” mormorò lui, scuotendo appena il capo.
“Lo so, invece!” ribattei, con le mani che tremavano sempre più forte.
“Talia, non dire queste cose! Tutto ciò che ti viene dato in sogno è una grazia, lo capisci? E’ una benedizione, un’illuminazione... ed è il motivo per cui sei stata accolta al Casale degli Aceri. E’ il motivo per cui un giorno, quando sarai pronta...”
“Ma è un dono che non ho chiesto io!” lo interruppi prima che potesse proseguire “Anzi, non è neanche un dono... è una catena! Una gabbia! Una gabbia dorata, forse... ma pur sempre una gabbia!”
“Adesso basta!” mormorò il frate, la voce sempre calma e pacata ma il tono perentorio “Basta così! Tutto ciò che hai detto è offensivo, te ne rendi conto? Ognuna delle parole che hai pronunciato è un insulto. Un’empietà! Se ti è stato concesso questo dono non è certo soltanto per te, lo capisci? Questo è un dono per il prossimo... un dono con cui puoi aiutare gli altri... e tu non hai il diritto di rifiutarlo. Non puoi essere tanto egoista! Non devi esserlo, Talia... o dovrai subirne le conseguenze. Nessuno, infatti, può venire meno ad un simile patto senza conseguenze, sappi bene anche questo!”
“Ma...” iniziai a dire, ma non riuscii a proseguire: abbassai gli occhi mentre calde lacrime mi rigavano le guance...
“Voi non potete capirmi...” sussurrai allora, tanto piano da risultare pressoché impercettibile “Nessuno di voi mi capisce! Solo Guisgard!”
“Che cosa hai detto?”
“Niente...” risposi in fretta, alzando gli occhi sul frate per poi riabbassarli precipitosamente “Niente!”
“Talia... hai nominato Guisgard? Hai parlato con lui di questi tuoi dubbi?”
Esitai... poi annuii.
“E ne hai parlato anche con qualcun altro? Qualcun altro dei tuoi fratelli?”
Scossi la testa.
Padre Anselmo sospirò...
“Va bene, adesso...”
“Padre!” lo interruppi all’improvviso, con gli occhi sempre bassi e il cuore che batteva all’impazzata “Padre... se io vi dico una cosa, qui... voi manterrete il segreto, vero? Non la direte a nessuno... neanche al Maestro?”
“Lo sai bene...” mormorò lui dopo qualche istante “Sai benissimo che ciò che mi dici qui, in confessione, resterà un segreto! Perché?”
“Perché... perché c’è ancora una cosa che non vi ho detto... che non ho mai detto a nessuno!”
“Su Guisgard?”
“E su di me...” mormorai, annuendo appena “Su ciò che io... che io realmente provo... per lui.”
Come un lampo, quel lontano ricordo mi solcò la mente e la scosse.
Io, ancora immobile tra le braccia di Guisgard, respiravo piano... il viso nascosto nella sua camicia e le mani che tremavano leggermente.
“Te lo prometto!” sussurrai.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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