L'abate Tommaso di Iedzy si guadagnò un'oscura fama presso la gente del villaggio di Ciniano, dove esercitava il suo apostolato nel monastero della Divina Annunciazione.
Fu accusato di essere eretico e libertino, dunque indegno di somministrare i Sacramenti e questo lo tenne lontano dalla corte degli Arciduchi di Capomazda.
Quando però salì sul seggio ducale Ardea V detto il Magnanimo, le cose mutarono subito.
Allievo del filosofo Adamo di Pavia, l'Arciduca, passato alla storia come uomo colto e di luminoso ingegno, amante delle arti e protettore di artisti e letterati, volle subito incontrare l'enigmatico abate.
Costui viveva nel suo monastero e raramente scendeva nel villaggio circostante.
Il Magnanimo lo incontrò con uno stratagemma.
Travestitosi da poeta si presentò nel monastero armato solo di un liuto, raccontando di essere un appartenente alla setta dei Catari in balia, però, di una forte inquietudine interiore.
L'abate ascoltò con attenzione il falso eretico e cominciò poi a confortarlo con l'ardore delle sue conoscenze teologiche ed esegetiche.
Alla fine, Ardea restò così colpito dalla preparazione e dalla Fede di Tommaso, che, smascheratosi, gli chiese perdono a nome di tutto il suo popolo.
Tommaso rise di gusto e vantò l'ingegno di Ardea.
Questi allora volle esaudire all'abate una sua richiesta.
Tommaso, però, ringraziò e rifiutò onori e ricompense.
Chiese soltanto un aiuto al nobile Taddeide.
“Milord, ascoltatemi.” Disse. “Sono alle prese con un arcano e nessuno dei miei monaci è riuscito a risolverlo. Mi prestate un po' del vostro tempo e della vostra arguzia?”
Ardea annuì e Tommaso cominciò a spiegare l'arcano:
“Si studia in storia a scuola.
Può essere simbolo di bellezza.
Può essere alto, medio e basso.
Vale come ambito riconoscimento.
In esso è cominciata e terminata la guerra di Troia.”
“Cosa si nasconde dietro questi indizi?” Domandò poi l'abate Tommaso.
Ardea risolse l'arcano e lodò nuovamente il religioso.
E voi,dame e cavalieri, riuscite a risolvere l'arcano dell'abate Tommaso?