Visualizza messaggio singolo
Vecchio 27-04-2012, 02.18.32   #1842
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,904
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il fuoco danzava davanti ai loro occhi, mentre le ombre di Guisgard, di Talia e del vecchio sembravano animarsi in enigmatici giochi di eccelsa destrezza, come i dipinti nei grandi castelli feudali.
E quella grotta pareva proprio mutarsi in una reggia, mentre fuori, pian piano, la furia del tempo e della natura sembravano sul punto di ammansirsi.
La pietra al collo di Talia, che ora aveva un nome, era attraversata da mutevoli riflessi, avvolta da incostanti scintillii ed animata da enigmatici bagliori.

Il vecchio eremita raggiunse così il suo giaciglio.
Esso consisteva in una millenaria grotta scavata nel pendio pietrificato e brullo della montagna.
Entrato, il vecchio accese una candela e subito un alone chiaro scuro attenuò il buio di quell'ambiente.
E fu allora che il vecchio si accorse di quell'inaspettato ospite.
Stava steso sotto la parete rocciosa, avvolto nel suo mantello e rannicchiato per difendersi dal freddo.
Il vecchio si avvicinò per scorgere il suo viso, ma fu subito colto da meraviglia quando la luce della candela rischiarò quell'angolo di grotta in cui riposava quello straniero.
Ovunque, da ogni parte della parete, c'erano delle scritte, dei graffiti sulla pietra.
Guardando più attentamente, però, il vecchio si accorse che quelle scritte altro non erano che un nome inciso e ripetuto in ogni sorta di grafia e carattere.
“Chymela principessa” era diffuso dappertutto, talvolta variando in egual modo in “Chymela Granduchessa”, “Chymela mia signora” e “Chymela amore mio”.
Il vecchio fissava quelle scritte e tutto attorno a sé cominciò a mutare in un qualcosa di strano, capriccioso ed inafferrabile, come lo sono gli incanti d'amore dai quali non è più possibile uscirne.
Allora si chinò su un mucchietto di muschio e cenere, sul quale lasciò cadere un po' di carbone, per poi bruciare il tutto.
Accese così un fuoco e vi si sedette accanto.
Chiuse gli occhi e un sfolgorio di lettere di ogni idioma e alfabeto conosciuto balzarono dal fuoco, dalla penombra e dai suoi pensieri, per avvolgerlo in un turbinio di suoni muti che scandivano all'infinito quel nome ripetuto sulla parete.
Lettere luminose, nitide e danzanti si animarono davanti ai suoi occhi, come spettri erranti e provenienti da sogni lontani.
L'aria era tutto uno disperdersi e poi un riunirsi di “Chymela”, tra mille e più epiteti.
Come uno sciame di lucciole incandescenti, quelle lettere si combinavano in infinite mescolanze ed ogni volta era il solo nome “Chymela” a prendere forma.
Il vecchio allora aprì gli occhi e si alzò in piedi, accorgendosi però che la candela si era piegata, consumata come se fosse trascorso un tempo indefinito.
Credette allora di essere vittima di una specie di sortilegio, quando però notò, un momento dopo, un'ombra dietro di lui.
Lo straniero, svegliatosi, lo fissava con sospetto, con i suoi intensi e indecifrabili occhi azzurri.
“Siete qui da tre giorni, vero?” Mormorò il vecchio.
“Come lo sapete?”
“Perchè tanto tempo è trascorso” rispose allo straniero “da quando mi sono allontanato...”
“E perchè proprio tre giorni?” Fissandolo lo straniero. “Perchè non due o uno? O magari solo da qualche ora?”
“Perchè vi sarà occorso tempo” spiegò il vecchio “per incidere quella parete con quel nome.”
“L'avete letto?”
“Era impossibile non farlo.”
“Potrei uccidervi.”
“E perchè mai?” Senza tradire emozioni il vecchio eremita.
“Potreste denunciarmi.”
“E a chi?”
Lo straniero lo fissò senza rispondere.
“Amico mio...” sorridendo il vecchio “... sono fuggito dai mali del mondo e voi mi accusate di voler tornare a farne parte... sedetevi accanto al fuoco e narratemi del vostro amore...”
“Come fate a dirlo?”
“Che siete innamorato?” Fissandolo il vecchio. “Oh, andiamo... anche un cieco se ne accorgerebbe... quel nome è una dolce ossessione per voi, amico mio...” sorrise nuovamente “... ho il doppio della vostra età, comprendo certe cose...” e gli fece cenno di sedersi accanto a lui.
Andros si adagiò così accanto al fuoco ed il vecchio prese del formaggio e del pane, dividendoli con lui.
Poi cominciò a narrare qualcosa:

“Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore, di uno splendore cromatico ed indecifrabile, frutto dei suoi petali fittamente intrecciati.
Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai.
Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore.
Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora.
Chi secondo voi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?”


Andros restò a fissarlo incuriosito.


A quelle parole di Talia, il vecchio sorrise.
“Ovvio che non siate riuscita a vederla, ragazza mia...” disse indicando la pietra al collo della ragazza “... la cercate con gli occhi del corpo e non con quelli del cuore... eppure siete avvantaggiata... vi basta rilassarvi per immaginare il vero volto delle cose... potete abbandonarvi nell'oscurità che vi avvolge e distinguere ciò che è reale, da ciò che invece è pura illusione... quella pietra riesce ad emanare una luce ed un colore straordinari... che sanno assumere forme e vesti infinite... ciascuno che ammira quella pietra, riconosce in essa cose diverse... come tutte le grandi verità di questo mondo, anche il carbonchio ha molte facce e versi... ma poi, come sempre avviene, la verità ha sempre la medesima essenza...”
“Siete un filosofo?” Domandò Guisgard.
“Sono un qualcosa” rispose con indifferenza il vecchio “che voi difficilmente potreste capire...”
“Ma davvero?” Fissandolo Guisgard.
“Come siete entrata in possesso di questa pietra, milady?” Domandò il vecchio a Talia, senza più occuparsi di Guisgard. “Vostro marito non vi ha spiegato il suo significato ed il suo valore?” Si voltò di nuovo verso il cavaliere. “Ammesso che anche lui lo conosca e che comprenda la meraviglia di cui vi ha fatto dono...” con una punta di sarcasmo.
“Come sarebbe a dire?” Infastidito Guisgard.
“E non interrompete sempre” fissandolo il vecchio “se non avete nulla di sensato da dire!”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso