Tutto era accaduto in fretta.
Tanto in fretta che anche quei cavalieri, nonostante l'abilità e l'esperienza maturata in tante campagne militari, furono colti di sorpresa.
All'ordine di Talia, Sheylon, con un balzo tanto rapido, quanto silenzioso, raggiunse il cavaliere che si apprestava a chiamare il resto della compagnia.
Atterrato quello, il superbo felino piantò i suoi occhi sugli altri due cavalieri.
Erano occhi di fuoco e le sue fauci mostravano chiaramente la ferocia con cui la tigre era pronta ad attaccare.
“State commettendo una sciocchezza...” disse uno dei cavalieri a Talia “... state peccando contro tutto ciò che vi è stato insegnato...”
“Non avete scampo e lo sapete...” fece un altro di quelli “... la vostra fuga non potrà durare per sempre... vi ritroveremo... e presto...”
Talia però montò subito in sella a Luthien, per poi, insieme a Sheylon, abbandonare quella grotta.
Fuggiti via Talia e la tigre, i tre cavalieri non persero tempo.
Due si lanciarono all'inseguimento della ragazza, mentre il terzo attese nella grotta.
“Tu resta qui...” disse uno dei due, prima di partire, a quello destinato a restare di guardia nella caverna “... il traditore tornerà qui se non ha sentito il cavallo della ragazza galoppare via...”
La fuga era ripresa, ma stavolta Talia e Sheylon erano soli, senza Guisgard.
Un silenzio cupo ed innaturale scese intorno a loro, tra quella fitta vegetazione, rendendo così il rumore dei loro passi quasi amplificato.
L'ambiente circostante appariva come un immenso labirinto, fatto di cunicoli e strettoie che si aprivano tra sterpi e tronchi secolari.
Quasi infiniti passaggi si annidavano in quel luogo e ciascuno sembrava in grado di condurre nei più sperduti e remoti angoli del mondo conosciuto.
E forse anche oltre.