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Vecchio 10-05-2012, 19.06.48   #1997
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Passarono forse alcune ore con Talia immobile accanto alla finestra.
Così, il Sole percorse il suo tragitto fino a sfiorare l'Occidente, seguito dal manto dell'imbrunire e al suo passaggio lunghe ombre coprirono la campagna.
Il borgo, pian piano, si accese e la ragazza cominciò ad udire la musica che annunciava la festa.
In quel momento un lontano ricordo le sfiorò i sensi.
Una notte al Casale ed un vestito rubato...
Poi un ballo al chiaro di Luna ed un bacio mancato per l'arrivo del maestro...
Ripensò così a quel vestito e a tutto il resto.
Ad un tratto qualcuno bussò.
“E' permesso, milady...” entrando Margel “... volevo chiedervi della cena... cosa gradite mangiare? E poi...” arrossendo “... se non è troppo disturbo... volevo mostrarvi alcuni dei costumi che ho preparato... si, ho sentito che non volete andare al ballo, ma mi fa piacere mostrarveli...” cominciò allora a posare sul letto qualcuno di quei costumi “... ho preparato alcuni costumi in tema... Florio e Biancifiore, legati alla novellistica... poi Tafferuille e Colombina, per la Commedia dell'Arte...” e con una mano fece toccare a Talia la stoffa di quei costumi.

Il crepuscolo si era arenato pian piano nel blu cobalto di quel cielo screziato, che sembrava cospargersi di veli e manti con l'avanzare della sera, per lasciare un corona luminosa, figlia degli ultimi bagliori del giorno morente, ad avvolgere ogni cosa.
Alberi fioriti e arditi giochi d'acqua animavano il giardino reale sotto il firmamento disseminato di luminose stelle, capaci di rendere magica e sognante quella sera destata dall'incanto della Luna che, col suo pallido alone, disegna sulle nuvole errabonde verso Oriente sagome e contorni fiabeschi.
Le due figure passeggiavano sotto alcune arcate tra le quali erano cresciuti, per poi intrecciarsi fra loro, rami di ridente uva bianca.
“Sapete dove vi conduco?” Domandò Chymela al suo misterioso ospite.
“Non faccio alcuna resistenza, mia signora.”
“Verso quei pampini in fiore.” Indicò lei. “Siete così arrendevole?”
“Ogni buon marinaio” rispose lui “si lascia sempre guidare dal vento favorevole.”
“Ho notato che non avete toccato nulla.” Disse lei. “Forse Veroniana aveva ragione su di voi...”
“Cosa diceva di me la vostra amica?”
“Che forse siete un principe venuto dall'Oriente.” Rispose lei. “E che non mangiate mai quando siete lontano dal vostro palazzo o dai vostri eunuchi. Forse perchè temete di essere avvelenato.”
Lui sorrise.
“E' così, milord?”
Lui la fissò.
“Perdonatemi...” sospirò lei.
“Per cosa?”
“Per un momento ho rivisto... un amico...”
“Sono onorato di questa vostra innocente indecisione...”
Lei accennò un malinconico sorriso.
“E' lontano questo vostro amico?”
“Si...”
“E' però ancora di questo mondo, spero.”
“In verità è come se non lo fosse...” sussurrò lei “... è tanta la distanza che ci separa, le difficoltà che ci avversano, i dubbi che mi dilaniano, che mi sembra quasi di essere divisa da lui da un Ade sconfinato...”
“I poeti ci narrano che neanche l'Oltretomba tiene divisi due amanti...” fissando il firmamento lui “... basti pensare ad Admeto ed Alcesti, ad Orfeo ed Euridice...”
“Eh...” sospirò lei “... sono solo dolci miti...”
“Un poeta narrò di due giovani ed infelici amanti...” disse lui “... Paolo e Francesca... anche loro erano divisi da tutto... un matrimonio li rendeva adulteri ed il sangue fraterno li sentenziava come traditori...”
“E come finì la loro storia?”
“Morirono entrambi, per bruciare poi all'Inferno...”
Lei chinò il capo e si abbandonò ad un sospiro che si mutò in un gemito.
“Ma...” continuò lui “... chi ostacolò il loro amore fu condannato a pena ben peggiore... ed anche nell'eterno dolore delle fiamme infernali, neanche Dio, nella Sua infinita Misericordia, volle separare i due amanti...”
“Conosco questa triste storia...” mormorò Chymela “... Galeotto fu il libro e chi lo scrisse...” recitò “... lui, il mio amico, mi narrava sempre di Lancillotto e Ginevra...”
“C'è abbastanza magia stanotte sotto la luna” disse lui “da poter confondere la finzione con la realtà, il sogno con la concretezza... volete fare un gioco?”
Lei lo fissò nuovamente.
“Sotto questa maschera potrei essere chiunque...” continuò lui “... un pirata, uno zingaro, un contrabbandiere... magari anche un principe orientale... perchè non il vostro amico? Per una sera, una sera soltanto...”
“Voi conoscete bene la storia di Lancillotto e Ginevra?”
Lui sorrise.
“Così bene da farmi sentire Ginevra?” Con gli occhi lucidi lei. “Addio, bello e dolce Amico...” a memoria lei.
“Come suona diversa questa parola...” sussurrò lui “... come se l'avesse pronunciata proprio Ginevra... amico è colui che è tale solo per amicizia, raccontava la regina... Lancillotto invece era l'Amico... l'unico e il solo per la regina Ginevra...”
“Conoscete bene anche altre storie?” Chinando il capo Chymela ed accarezzando alcune margherite.
“Conosco tutte le storie che sa narrare quel fiore...” rispose lui “... ho navigato nei mari a Sud di queste terre, fino a Capomazda... e ad ogni porto e su ogni isola si narra della margherita e delle sue meraviglie...”
“Sareste perfetto allora per impersonarlo...” mormorò lei “... vi manca solo il nome...”
“Già, un nome...” fece lui “... una vecchia leggenda maltese narra che con una maschera si può assumere qualsiasi nome... potrei provare... come comincia il nome del vostro amico? Con la prima lettera dell'alfabeto? Artur? Armand? Alain? Forse era del Sud, magari greco? Anassagora? Arzia? Aristeo? Sapete, nei Nostoi greci, i poemi che narravano i ritorni degli eroi dalla Guerra di Troia, spesso i protagonisti erano indicati con un nome generico... uomo... ed in greco, uomo si dice Andros...”
Lei si voltò di scatto ad udire quel nome.
“Vi prego...” impallidita “... narratemi altre storie, fingendo di essere lui...”
Lui la fissò con i suoi occhi azzurri e malinconici.
“Lui amava darmi una buonanotte speciale ogni notte...” sussurrò lei.
“Conosco una novella italiana...” disse lui “... parla di due giovani amanti nati sotto una cattiva stella... la conoscete?”
“Una notte lui mi salutò dopo avermi narrato di quei due giovani sventurati...”
“E' facile per Romeo” fissandola lui “dire che la sua Giulietta è il Sole... il suo balcone possiede l'Oriente alle spalle e ne indora con l'aurora la sua pallida figura... e con l'alba egli può chiedere alla Luna di spegnersi, alle stelle di ammutolirsi ed al giorno nascente di cullare la sua amata... egli però ha bisogno del Sole e della sua luce riflessa... ma la mia Chymela non ha bisogno del Sole, né di raggiungere l'Oriente... il suo balcone è l'Oriente ed ella stessa è il Sole, è la Luna e tutte le stelle del firmamento, dalla Prima del Mattino, a quella Polare e di lei provano invidia Cassiopea la splendente e la Croce del Sud, guida, conforto e compagna di marinai e viaggi infiniti... ed io ne invoco uno sguardo, un sorriso, un cenno e forse un bacio... per tramutare tutto ciò in sogno e viverlo senza fine in questa notte eterna, senza più l'alba... poiché neanche la luce del giorno farà fuggire il mio sogno più bello...”
“Perchè sei tornato?” In lacrime lei. “Non sai che ti stanno cercando?”
“Una profezia mi ha predetto di questa terra...” sussurrò lui “... e un sogno mi ha promesso un tuo bacio...”
“E tu...” piangendo lei “... tu sei tornato solo per un bacio?”
“Oltre un tuo bacio” fissandola lui “non esiste altro... senza quel tuo bacio, il mondo stesso non ha più valore per me, Chymela...”
E la baciò in un caldo sospiro che li unì nel battito, magico, eterno ed ormai unico, dei loro cuori.

“Vi piacciono dunque questi costumi, milady?” Domandò Margel e interrompendo con la sua voce quella visione di Talia. “Che meravigliosa pietra...” fissando il ciondolo che la ragazza aveva al collo “... sta brillando intensamente... sembra magica...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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