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Vecchio 21-05-2012, 03.13.49   #2107
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
I cavalieri con le loro dame sfilavano lungo le strade illuminate di Maddala.
Costumi e maschere si muovevano nell'incanto di quell'atmosfera fatta di cavalleria e cortesia.
Tutto era perfetto.
Vi erano diverse Isotte, sia bionde, sia dalle bianche mani.
I Tristani le conducevano per mano verso il luogo del ballo, tra la musica e i versi dei cantastorie che, con la loro arte, tentavano di far rivere il lontano e fatato sfolgorio della leggendaria Camelot fra le stradine del borgo.
Nell'altra mano, i nobili eroi di Cornovaglia, portavano ampolle e fiale che simboleggiavano il mitico filtro d'amore che avrebbe reso immortale il loro amore.
Non mancavano poi fanciulle vestite da Enide, dove tutte fingevano di precedere di un passo il proprio Erec, giurando, come la bellissima eroina, di non rivelare mai nessun pericolo all'amato.
Scrutando poi fra quelle nobili fila si potevano vedere diversi Cliges, accompagnati ciascuno dalla propria Fenice, molti Yvain, ognuno affiancato dall'adorata Laudine e non pochi Galvano con accanto le proprie amate.
E molti altri cavalieri, non solo delle leggende arturiane, comparivano per le strade, ciascuno con la propria compagna: Paladini di Francia, campioni crociati, guerrieri germanici ed eroi della Reconquista spagnola.
E di tutti loro vi erano vari costumi, che differivano per il colore del mantello, per l'elsa della spada o per il simbolo sullo scudo.
Anche le dame, benchè anch'esse vestite dalla stessa eroina, si distinguevano l'una dall'altra per un velo distinto, un diadema adornato con pietre differenti o una cintura di diversa tonalità.
Ma fra esse vi era una sola Ginevra.
Si potrebbe comodamente descrivere il sontuoso abito di regale seta, dal raso screziato e capace di emanare mille e più riflessi l'uno diverso dall'altro, dalla fascia in vita con ricami d'Aragona e dalle vivaci spalline con fantasia di gigli stilizzati.
Potremmo parlare del diadema intrecciato tra i chiari e lunghi capelli o dello strascico intessuto d'oro con riverberi di broccato.
Dei bottoni alveolati e dei richiami al gusto di Faenza che impreziosivano gli orli delle maniche.
Ma per quanto splendida e perfetta la sua figura, elegante ed aggraziato il suo incedere, morbidi e deliziosi i suoi modi, era il volto, la luminosità che emanava e la bellezza che sembrava imprigionata in esso, ad incantare.
Talia sembrava la giovinezza.
Non quella fugace e passionale, che arde e si consuma nel breve ed infinitesimale attimo che segue il suo fiorire, ma quella azzurra e trasparente che ispira i sogni più semplici e leggeri, quella che è racchiusa nel battito d'ali di una farfalla, o nel pigmento dei gerani al mattino.
Nel verde scintillante nella campagna battuta dal pungente zeffiro di stagione o in quella che si sente nel leggero sfiorare i primi petali di un pesco in fiore.
Ma Talia era molte altre cose ancora.
Era bella come le nuvole di madreperla rosata che si gonfiano nei miti pomeriggi di Maggio quando si stagliano contro l'orizzonte terso, chiara come la spuma delle onde che si infrangono contro uno scoglio, preziosa come solo la semplicità del corallo più puro e spoglio sa apparire.
Talia sorrideva ed era serena accanto a Guisgard.
I due ritrovarono così i loro compagni.
“Eccovi!” Disse Margel.
“Vi eravate attardati?” Chiese la moglie di Fernand.
“Si.” Annuendo Guisgard. “Fra tanti cavalieri e tante dame non è facile riconoscervi subito, amici.”
“Presto, che comincia il ballo!” Disse la moglie di Fernand.
“Forse però” mormorò Guisgard “sarà meglio non dar troppo nell'occhio... perciò non balleremo...”
“Al contrario invece!” Esclamò Delucien. “Stare troppo per conto proprio è rischioso. Dovete essere naturali. Comportarvi, cioè, con normalità.”
“Vedremo...” con un lieve sorriso Guisgard “... se Talia vorrà, balleremo...”
“Cosa si sente a ballare con la propria sorella?” Domandò la moglie di Fernand.
“Ecco...” mormorò Guisgard.
“Che domande!” Lo interruppe Margel. “Sicuramente avranno ballato già in passato!”
E a quelle parole, Guisgard ripensò ad una lontana notte al Casale.
Alla Luna di quella volta, alla musica dell'ocarina e ad un vestito rubato.
Rivide così alcuni momenti della sua ultima notte al Casale degli Aceri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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