La festa era magnifica.
Il palco appariva illuminato da decine di lucerne colorate, appese agli alberi della piazza nella quale era stata eretta l'impalcatura e dalle torce che ardevano sugli ingressi dei vicoletti che dal centro davano poi all'interno del borgo.
Gli invitati si riversarono dalle stradine nella piazza e dalla piazza poi sul palco.
I musici inebriavano l'atmosfera con la loro musica e i giocolieri animavano quel clima gioioso con i loro funambolici preziosismi di abilità e destrezza.
Le cavalleresche e cortesi coppie passeggiavano tra la piazza e il palco, per poi abbandonarsi alle note musicali e danzare come più piaceva loro.
Guisgard sorrise e condusse Talia per mano al centro del palco, per poi mischiarsi agli altri cavalieri e alle altre dame per danzare.
“Allora chiudi gli occhi...” disse lui “... come facevi da piccola e ascolta la mia voce... abbandonati ad essa... ecco... io ti riporterò al Casale, a casa nostra... a quella notte...”
La musica si diffondeva come condotta dai sospiri che impreziosivano quella sera.
“Dimmi, Talia...” sussurrò lui, mentre la faceva ballare come Lancillotto solo sapeva fare con la sua Ginevra nei sogni di lettori di ogni tempo “... è andata via la tristezza? Sei felice ora?”
Talia aveva sentito chiamare il suo nome.
Scese giù e vi trovò Guisgard avvolto nella penombra che l'incontro della notte e della Luna aveva lasciato calare sul Casale degli Aceri.
Lei era stata pensierosa per tutto il giorno, per via di ciò che era accaduto la sera prima dopo la loro visita alla villa del visconte.
Non aveva dimenticato lo sguardo freddo di Guisgard e la sua manifesta inquietudine.
Ma ora la ragazza, vedendolo sereno e gaio, simulò anche lei una spensierata tranquillità.
Subito dopo, però, si accorse che il ragazzo aveva il volto e i vestiti sporchi ed un livido sulla guancia.
“Il tuo volto...” mormorò lei.
Guisgard, però, senza preoccuparsi di ciò, la prese per mano fino a condurla nel giardino del Casale, sotto ad alcuni alberi che avevano intrecciato i loro rami ben prima dell'arrivo in quel luogo dei due giovani.
Solo il vago e pallido alone lunare riusciva, a stento, a filtrare tra le strette maglie di foglie verdi.
La ragazza, indovinando che doveva esserci qualcosa di speciale, restò a fissarlo.
Più volte egli le aveva fatto trovare sorprese o raccontato qualcosa di straordinario durante i loro pomeriggi insieme o nelle sere in cui si attardavano a fissare il chiarore stellato che sovrastava il bosco.
E forse lui le aveva preparato ancora una volta una sorpresa.
“Talia...” sussurrò lui “... rammenti? Ieri mi hai confidato che avresti dato qualsiasi cosa per danzare con quel costume indosso...”
“Si...” annuendo lei “... ma è stato solo uno sciocco desiderio... e forse io ancora più sciocca per averlo concepito e poi rivelato...”
“E sai bene” fissandola lui “che non esiste alcun tuo desiderio che io non possa realizzare...”
“Guisgard, dimentichiamo questa storia, ti prego...”
Lui però non le rispose e svanendo, per un momento, nel buio che li circondava, emerse un attimo dopo con in mano qualcosa.
Era il costume che Talia aveva tanto desiderato.
Nel vederlo, la ragazza si lasciò sfuggire un gemito di gioia, che solo a stento tratte per non vederlo poi mutato in un grido di felicità.
“Sei pazzo...” bisbigliò lei, portandosi le mani sul volto “... pazzo... io... io non ho parole...”
Lui sorrise e le fece un cenno col capo, invitandola ad indossare quel costume.
Si appartò poi qualche passo più avanti ed aspettò che la sua dama fosse pronta.
Poco dopo, Talia emerse dalla penombra per farsi bagnare dal chiarore della Luna che giungeva nel giardino.
Era bellissima.
Aveva le stesse fattezze del sogno più bello mai fatto da Guisgard.
Lui prese così la ragazza per mano e cominciò a suonare la sua ocarina.
I due allora cominciarono a danzare sotto la Luna di Suessyon.
Ad un certo punto Guisgard smise di suonare, ma la musica non cessò.
I loro sguardi erano l'uno in quello dell'altra e tutt'intorno a loro sembrava sbocciare e fiorire per la prima volta.
Insieme, danzando, avevano trovato l'accesso ad un mondo segreto, sconosciuto a tutto il resto dell'umanità.
Un mondo che sembrava fatto apposta per loro due, un mondo che li stava attendendo da sempre.
“Dimmi...” sussurrò lui “... vuoi seguirmi ovunque andrò? Vuoi dividere con me il destino? Qualsiasi esso sia?”
E senza aggiungere altro, Guisgard si fermò all'improvviso.
Restò a fissarla per qualche altro istante, per poi chiudere gli occhi e avvicinandosi ancor di più al viso di lei.
Talia già sentiva il respiro di lui sulle sue labbra e petto contro petto poteva avvertire il battito impazzito del cuore di Guisgard.
Ma d'un tratto, due ombre emersero dal giardino, mettendo fine a quell'incanto.
Erano il maestro e Fyellon.
“Dimmi...” sorridendo lui “... sei felice, Talia?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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