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Vecchio 22-05-2012, 19.04.54   #2122
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Nessuno ci separerà...” disse Guisgard fissando Talia “... ti prometto che non accadrà mai...”
La musica continuò e con essa le danze.
Poi tutti i presenti furono invitati a prendere posto per la cena.
Ad una grande tavola furono serviti così cibi e bevande per onorare degnamente la festa.
Guisgard si guardava intorno, in cerca di ombre e figure che tradissero la presenza dei cavalieri della Luna Nascente, ma quelli sembravano non esserci o, forse, solamente celati nei meandri della sera.
“Dame e cavalieri!” Prendendo la parola uno dei presenti. “Come è da tradizione, ora verranno letti alcuni brani tratti da Il Lancillotto in Prosa. Si tratta di un agone poetico chiamato, come vuole il degno omaggio, Addio, bello e dolce Amico. Ogni cavaliere avrà così la possibilità di recitare versi per la sua dama. Estratti a sorte, sia il brano che il cavaliere destinato poi a leggerlo, sapranno di certo accendere questa cortese serata!”
Tutti applaudirono.
Per primo fu estratto un artigiano che aveva scelto di abbigliarsi come Cliges.
Egli sorteggiò alcuni passi e li declamò poi alla sua Fenice.
Alla fine, tutti lodarono lo spirito e la vivacità dell'artigiano, che riuscì a strappare un sorriso alla sua amata e dolci parole di ringraziamento.
Venne poi sorteggiato un giovane borghese, che aveva deciso di essere Tristano.
Lesse il brano che la sorte gli aveva fatto scegliere e la sua Isotta per ricompensa gli donò il suo fazzoletto come pegno d'amore.
Il gioco proseguì e fu estratto Guisgard.
Il cavaliere fu colto alla sprovvista.
Non era sua intenzione partecipare a quel gioco, vista la difficile situazione, ma ora non poteva tirarsi indietro o avrebbe attirato su di sé i sospetti di tutti.
Fissò Delucien e questi annuì.
Il cavaliere allora si alzò e prima di estrarre i versi da leggere, si voltò a guardare per un momento Talia.
Sorteggiato il brano, cominciò a leggere:
“Passato il Giorno di San Giovanni, quando fu armato cavaliere, Lancillotto, salutata la regina Ginevra, si avviò verso Nohant, dove affrontò dure prove.
Verso sera, al palazzo, la dama di Nohant domandò al cavaliere chi avesse nel cuore.
Egli non volle pronunciare il nome della regina e la dama chiese allora una sua descrizione.”
Guisgard alzò lo sguardo e cercò di nuovo il volto di Talia, che ascoltava seduta al suo posto.
“Se descrivessi quel volto” sussurrò, stavolta senza leggere più da quel brano “allora dovrei narrarvi del mio amore. L'ho guardato tante volte, quante, quasi, le volte in cui l'ho sognato... talvolta è il suo sorriso ad incantarmi, altre volte le sue labbra che vibrano quando mi parla o quell'espressione divertita quando riesco a farla ridere... conosco di lei ogni gesto, anche quelli più piccoli, come quando inarca le sopracciglia nel tentativo di comprendere una mia espressione, una parola celata, un pensiero sfuggente, un sorriso compiacente... a volte invece resta a fissarmi in silenzio... in quei momenti colgo in lei una lieve tristezza, una soffusa malinconia, una inquieta solitudine... allora una cupa amarezza mi coglie, perchè vorrei farle comprendere che non è mai sola... in quei momenti, allora, sono tentato di rivelarle tutto... si, tutto ciò che provo e sento, dimenticando, o fingendo di farlo, ogni paura, ogni difficoltà, ogni ostacolo... e resto ad immaginare parole che non sono mai state dette e scritte, parole vergini da ogni poesia o romanzo conosciuto, parole da mutare in versi, capaci di farle comprendere che tutto è reale, tutte le mie promesse e tutti i sogni raccontati e descritti in lontane notti stellate o in luminosi pomeriggi animati dai sussulti dell'immaginazione... vorrei conoscere ogni sua paura per vincerla ed ogni suo desiderio per farlo mio... ma quelle notti e quei pomeriggi non sono eterni, non ancora... non sono ancora riuscito ad ammansire il Tempo, a scacciare l'alba che desta le notti o la sera che oscura il meriggio... ed io non ho il tempo di comporre quelle parole e quei versi... e tutto sfuma, smarrendosi nell'infinita distanza che mi separa dai sogni e dalla Gioia... io non sono un poeta, ma solo un cavaliere... conosco ciò che ho nel cuore, eppure vorrei farglielo vedere... se vi riuscissi, allora lei sarebbe mia, per sempre, poiché amore più grande non esiste... ho sentito che in un paese lontano un negromante custodisce uno specchio fatato... allora vorrei rubarlo per farla specchiare in esso... vedrebbe così nel fondo dei suoi occhi... lì, dove dimora l'eterna giovinezza, dove si estende il mio mondo e dove sono custoditi tutti i miei slanci... vedrebbe così nel mio cuore e conoscerebbe allora il mio amore... e mi donerebbe, ne son certo, un bacio speciale che li racchiude tutti... un bacio in cui è impresso un infinito sospiro... ed in quel sospiro è imprigionato quell'eterno e dolce si che attendo da sempre...” richiuse il libro, da dove non aveva più letto.
Il cuore gli aveva fornito le parole per descrivere la sua vera Ginevra.
Tutti allora applaudirono ed elogiarono il cavaliere.
Fernand e Delucien lo fissarono ed un cenno d'intesa corse fra i tre.
“Ed ora...” disse uno dei presenti “... la parola alla bella Ginevra, se ha gradito quei versi!”
E di nuovo un applauso si alzò dalla tavola.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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