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Vecchio 04-06-2012, 16.43.41   #2280
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
XXV Quadro: Faycus

"Questo castello è tanto forte, e non credo proprio che prima del mio ritorno possa essere conquistato d'assalto, ma nessuno può guardarsi dal tradimento."

(I Romanzi della Tavola Rotonda, Fuga di Re Ban)



Avvistata la città tra i due monti, Guisgard sorrise.
“Siamo a Faycus, Talia.” Disse.
Spronarono allora i cavalli e raggiunsero la città ducale.
Oltrepassata la porta, risalirono fino alla parte alta del centro abitato, dove trovarono una locanda.
“Salute a voi!” Entrando Guisgard e conducendo con sé Talia.
“Benvenuti, signori!” Sorridendo il locandiere.
“Una bella stanza.” Fece Guisgard. “Anzi, la migliore che avete!”
“Certo, messere.” Annuendo il locandiere. “Gaien!” Chiamò. “Presto, conduci questi signori nella Stanza del Duca!”
“Del duca?” Ripetè Guisgard. “Non immaginavo tanto sfarzo!”
“E' detta così” fece il locandiere “perchè quando questa locanda era gestita da mio nonno, una sera di burrasca venne ad alloggiare qui un uomo in incognito. Solo dopo scoprimmo che si trattava di un nobile cugino dell'Arciduca. E così, da allora, quella stanza ha preso quel nome. Inoltre dalla finestra potrete vedere il maestoso castello ducale di Faycus.”
“Benissimo.” Ridendo Guisgard. “Sentito, gioia?” Rivolgendosi a Talia. “Per una notte saremo duca e duchessa.”
Gaien allora accompagnò i due nella stanza.
Rimasti soli, Guisgard aprì la finestra e subito apparve loro il monumentale castello ducale di Faycus.

Il nobile Taddeide si trovava proprio nella stanza dei trofei insieme all'abate Pinus.
“Dovete dimenticare quella ragazza, mio signore...” disse l'abate “... è inutile pensarci ancora.”
Andros fissava la campagna da una finestra.
“La corte di Sygma” continuò il religioso “è molto bella, lussuosa e capace di abbagliare i sensi. Sebbene non possa paragonarsi alla magnificenza che solo l'autorità ed il prestigio millenari possono dare alla nostra corte, essa dona molti svaghi a chi si lascia sedurre dalle sue forme. Io, per esempio, ho saputo che vi è in quel regno un magnifico giardino, forse simile a quelli dei vostri palazzi disseminati per il ducato, in cui fioriscono meravigliose rose e dal quale si può godere una superba vista della bellissima capitale di quel regno.”
Andros si voltò a fissarlo.
“E non penso sia sciocco credere” fece l'abate “che in tale splendore ella sia presa da ben altri pensieri. Perdonatemi, milord, ma dico ciò che penso.” Sorrise. “Mio signore, ci sono tante e belle dame nella nostra terra e nessuna fra quelle desidera altro che esservi amica, compagna e moglie.”
“Non vi è al mondo” disse Andros “un siero, una pozione o un unguento capace di ammansire il cuore? Se si, allora tutto sarebbe più facile.”
“Il cuore, milord, va domato con la forza dell'animo” replicò il religioso “e non con balsami e veleni. Soffrire in amore tocca a tutti, è quasi una legge, un tributo che quel sentimento impone al cuore.”
“Conoscete ciò che l'amore impone ai cuori, monsignore?”
“Capita” sorridendo l'abate “che molti giovani vengano a me per confessarsi e quasi sempre gli unici mali che li affliggono sono pene d'amore.”
“Già, soffrire e struggersi” mormorò Andros, tornando poi a fissare la campagna “spesso è un pegno richiesto a chi ama...”
“E sta a voi” disse il religioso “liberarvi di tale pena, fortunatamente. Sono certo che i bellissimi occhi di qualche dama vi aiuteranno in questo.”
In quel momento entrarono Tessio, Byrros e Pacos.

“Mi piace questo posto, sai, Talia!” Esclamò Guisgard, destandola da quella visione.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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