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Vecchio 07-06-2012, 16.34.31   #2332
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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XXVI Quadro: Un uomo per tutte le arti

“Il vostro desiderio che esista: che i meriti siano premiati,
che Dio vi coccoli e così via. Solo che non avete il coraggio
di accorgervene e continuate a pensare che il Paradiso sia nell'Aldilà,
questo indovinello ingoia i vostri destini, perchè pensando che sia nell'Aldilà
non fate niente per farlo esistere dove sarebbe il suo posto, cioè sulla terra.”

(Igor Sibaldi, Il Frutto Proibito della Conoscenza)



Vivian annuì a quelle parole di Elisabeth e in breve tempo le due divennero dei monaci.
La ragazza fece poi strada alla maga per condurla negli appartamenti reali.
Dalla cappella, però, le due dovevano attraversare un lungo corridoio e raggiungere poi le stanze che davano ad una delle torri del palazzo, dove si tenevano le questioni riguardanti la giustizia.
E i due monaci, poco dopo, si ritrovarono in un corridoio più piccolo, proprio nel momento in cui Cristansen lo attraversava con alcune guardie, fino a svanire dietro una delle tante porte che c'erano in quel luogo.
Vivian, davanti a quella scena, a stento riuscì a trattenersi, emettendo solo un gemito soffocato.
Cristansen fu condotto in una stanza dominata da una muta ed avvilente penombra.
Su un tavolo vi era una grossa candela, l'unica ad illuminare quel luogo e seduto stava un uomo con le braccia incrociate al petto.
“Salute, messer Cristansen.” Disse il ministro Berengario.
L'ex segretario di corte lo fissò senza dire nulla.
“Prego, sedetevi pure.” Indicando un'altra sedia Berengario.
“Posso conoscere le accuse che mi vengono mosse, messer ministro?” Domandò Cristansen dopo essersi seduto.
“Accuse?” Ripeté ridendo Berengario. “E chi ha parlato di accuse?”
“Mi è stato riferito” disse Cristansen “che sono stato portato qui per rispondere a delle accuse che mi erano state fatte.”
“Ah, la gente ama sparlare!” Esclamò Berengario. “Parlare non costa nulla e tutti vogliono sentirsi ascoltati. Questo è uno dei mali di questo mondo, non trovate?” Rise di nuovo. “Per carità, nessuna accusa. Diciamo, piuttosto, che siete stato chiamato per giustificare un certo vostro comportamento... come dire... ambiguo, ecco.”
Cristansen lo fissò come a voler comprendere le intenzioni del suo inquisitore.
“Ora faremo una cordiale chiacchierata” continuò Berengario “e tutto ciò che diremo sarà annotato da messer Frydom...” indicando un giovane munito di un grosso registro e apparso proprio in quel momento nell'incerto chiarore che illuminava la stanza.
“Allora annotate, messer Frydom...” fece Cristansen “... non vi sono accuse sul mio conto, come appena detto da messer ministro Berengario.”
“Ah, messer Cristansen...” ridendo nuovamente il ministro “... la vostra sagacia e la vostra arguzia non vengono mai meno...” annuì “... già, già... bene, direi allora di cominciare la nostra chiacchierata... messer Cristansen, perchè vi siete dimesso dalla carica di Segretario di Corte?”
“Perchè ritengo” rispose Cristansen “di aver dato tutto ciò che potevo al regno e dunque è giusto farsi da parte e lasciare ad altri il compito di servire sua maestà e Tylesia.”
“Siete sposato vero, messer Cristansen?”
“Certo.” Annuì l'ex segretario. “E questa è cosa risaputa. Il buon Dio mi ha concesso anche la grazia e la gioia di una figlia.”
“E dite... amate vostra moglie?”
“Certo, altrimenti non l'avrei sposata.”
“Dunque il sentimento chiamato amore è secondo voi essenziale ad un matrimonio?”
“Come l'acqua è vitale per la vita sulla Terra.”
“Non esistono dunque, a parer vostro, matrimoni senza tale sentimento?”
“Purtroppo si, come tristemente sappiamo.”
“E sono forse matrimoni meno validi?”
“Giuridicamente hanno lo stesso valore.”
“E i figli nati da questi matrimoni, diciamo, senza sentimento, vantano forse diritti minori rispetto ad altri figli?”
“Come vi ho detto” rispose Cristansen “giuridicamente hanno lo stesso valore.”
“E in cosa difettano?”
“Forse perchè non danno la felicità.”
“Allora” disse Berengario “i grandi matrimoni politici rendono tristi ed avviliti? Insoddisfatti e frustrati? Re e regine sono dunque vittime dell'infelicità?”
“Come posso giudicare gli altri?” Fissandolo Cristansen. “Non ci riuscite voi, che siete potente e temuto, con me, che invece sono mite ed indulgente, potrei forse riuscirci io con sovrani e aristocratici?”
“Siete un uomo prudente voi...” fece Berengario.
“Coerente, direi io.”
“Veniamo al dunque, messere...” vagamente adirato il ministro “... conoscete questo libro?” Mostrando a Cristansen un volume.
“Si...” annuì l'ex segretario “... è un trattato sulla sacralità dell'amore... scritto da sua maestà all'età di vent'anni.”
“L'amore...” agitato il ministro “... anzi, questo sentimento, perchè nulla possiede più degli altri sentimenti, è forse superiore a tutti gli altri? Possiede forse origini divine, come la Fede? O forse avete problemi a chiamarlo semplicemente sentimento?”
“Nessun problema.” Rispose Cristansen. “Lo chiameremo così, se a voi piace.”
“Rispondete!” Urlò Berengario. “Possiede origini divine quel sentimento?”
“Tutto ciò che domandate, messer ministro” disse Cristansen “lo troverete egregiamente esposto in quel libro.”
“Un libro scritto da voi e poi fatto firmare alla regina!”
“Ritenete così influenzabile sua maestà?”
“Aveva vent'anni e voi eravate il suo precettore! L'avete indotta a firmare queste falsità!”
“Sua maestà conosce la verità!”
“Perchè non avete firmato l'Atto Unico Reale?”
“Sapevo che volevate arrivare a questo...” mormorò Cristansen.
“Si, l'atto voluto dal Senato ed approvato da sua maestà, che bandisce dal regno lo studio della lirica amorosa e di qualsiasi filosofica idea su quel sentimento!” Disse Berengario. “Tutti hanno firmato! Tutti tranne voi! Perchè?”
“Perchè non firmerò mai un provvedimento che rende deficitaria la cultura del mio paese” rispose Cristansen “e sterili gli animi dei miei concittadini.”
“Siete dunque un traditore!”
“No, messer ministro...” fissandolo l'ex segretario “... ho giurato di servire al meglio questo regno, attraverso la ricerca della verità e nel nome della libertà... ed è ciò che sto facendo.”
“E' la vostra ultima parola?”
“Si, messere.”
“Bene.” Alzandosi Berengario. “Allora resterete imprigionato qui. Fino a nuove disposizioni volute da sua maestà. Guardia, accompagnate messer Cristansen nella torre.”
E Cristansen fu portato via ed imprigionato.
“Milady...” mormorò Vivian stringendo il saio di Elisabeth “... mio Dio... hanno imprigionato mio padre...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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