La duchessa impartì di nuovo quell’ordine ed io fui presa da Paolo, che mi portò via da quella stanza per poi affidarmi ad alcune donne.
Le sentivo affaccendarsi intorno a me, silenziosamente... mi sfilarono senza troppo garbo il vestito che avevo e mi infilarono in una vasca di acqua vagamente fredda... tremavo ed ero a disagio, ma nessuna di loro sembrava farci troppo caso... poi m rivestirono con un abito di stoffa morbida e frusciante di una ricchezza che, anche solo al tatto, mi parve persino eccessiva.
Pochi istante dopo sentii la porta tornare ad aprirsi e di nuovo la voce di Paolo mi raggiunse... la sua mano, allora, tornò a stringersi strettamente intorno al mio braccio e da lui fui condotta fuori, per alcuni corridoi ed attraverso molte porte e saloni...
E fu allora, camminando speditamente senza sapere dove andavo, che quella strana e spaventosa visione tornò a lambirmi la mente...
Vidi quella ragazza, vidi il suo volto magro e bianco, i suoi occhi larghi e spaventati... la vidi come riflessa nella acque cupe del fiume, la vidi e provai qualche cosa di curioso: quasi come se vedessi nei suoi lineamenti i miei, eppure non li avvertissi come familiari... ne fui turbata... ne fui profondamente scossa.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Paolo mostrò un lieve inchino ed uscì.
“E sia...” mormorò lady Vicenzia “... cerchiamo di fare del nostro meglio per una convivenza perlomeno accettabile... quando sei in mia presenza è bene che tu sappia cosa fare e cosa dire, ma soprattutto cosa non fare e non dire... io non concepisco che vengano usate in modo improprio parole come libertà, verità e giustizia... il popolo non può comprendere il loro senso e trovo insopportabile ascoltare qualcuno parlare di ciò che non conosce... tu hai qualche convinzione religiosa? Sappi che ogni giorno viene celebrata una messa al castello e voglio che tu sia con me ad ascoltarla... inoltre alle tre in punto di ogni pomeriggio io recito i Divini Misteri del Santo Rosario e per nessuno motivo al mondo voglio essere disturbata... ora raccontami di te, Talia... del luogo in cui sei cresciuta e del perchè sei giunta a Faycus...”
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Chinai appena la testa a quelle parole... chiedendomi come poteva una sola persona essere tanto altera, sdegnosa ed arrogante eppure, quasi allo stesso tempo, così caparbiamente interessata a me e decisa a non lasciarmi semplicemente andare...
Esitai... incerta su che cosa dire... incerta, persino, su come sentirmi al suo cospetto...
Infine sospirai...
“Di me?” mormorai “Temo, milady, che di me non vi sia molto da dire. Il luogo in cui sono cresciuta era un antico casale, attorniato da un favoloso giardino, in mezzo ad un bosco. Al mattino l’aria fresca entrava dalle alte finestre e gonfiava le tende bianche e leggere, facendole volere in alto... ed allora il profumo dei gelsomini che ricoprivano gli archi della loggia saliva fino al primo piano, così delicato eppure così persistente... il ricordo più antico e più vero che possiedo riguardo al Casale è il profumo di quei gelsomini... è come se quello fosse per me il vero profumo di ‘casa’...”
Un lieve ed involontario sorriso mi increspò le labbra a quei ricordi...
“In inverno, invece...” proseguii dopo pochi istante, la voce bassa e leggera “In inverno il freddo era pungente da quella parte del bosco... allora il Maestro, mio padre, accendeva il grande camino nel salone. Prendeva tutta la parete est, quel camino, e a me piaceva tanto sentirlo crepitare nella penombra, quando la luce traballante della fiamma disegnava sulle pareti le immagini più bizzarre... ed allora noi giocavamo a riconoscere in quelle forme danzanti gli animali più curiosi o paesaggi incantati, vi vedevamo castelli e cavalieri in combattimento... ed intessevamo storie, e trame, e leggende... e Guisgard era il più bravo di tutti in questi giochi... lui riusciva a farci vedere mondi lontani e sconosciuti, riusciva a farci sognare. Il Maestro diceva che questa dote gli veniva dal cuore... diceva che se avesse trovato il modo per credere davvero in tutti i suoi sogni, allora e solo allora sarebbe diventato un vero cavaliere, un grande cavaliere...” sospirai “Era un uomo giusto, il Maestro... era un uomo lungimirante. Era stato un cavaliere importante, aveva riscosso fama e gloria... ma alla fama ed alla gloria non era interessato. Credeva nei suoi valori, invece... vi credeva fermamente. E vi ha creduto fino alla fine!”