Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Il menestrello smise di raccontare per bere del vino portatogli da uno dei clienti.
“Su, forza.” Disse Umans. “Continua a raccontarci quella storia.”
Il menestrello annuì e riprese a suonare...
La vita scorreva tranquilla nella piccola cittadina di Solopas, dimenticata nel cuore della Taburingia.
Sede di contadini che ben sfruttavano la fertilità di quel luogo, il villaggio era stato in passato una tappa obbligata per la via che dava verso i monti.
Quella mattina la locanda di Philow era più affollata del solito.
Molti che avevano visitato la Fiera del Nord si erano ritrovati a scambiarsi, davanti ad un boccale di birra, opinioni sulle meraviglie che avevano visto laggiù.
L’allegria e lo stupore di quei racconti testimoniavano in pieno come qualche evento straordinario fosse l’unico modo per rompere la monotonia del posto.
E la Fiera del Nord riusciva ogni anno a scuotere il torpore di quei semplici e bonari contadini.
“Vi posso giurare” esclamò entusiasta Palm dopo il terzo o quarto boccale di birra “che quelle armi che ho visto avrebbero potuto perforare l’acciaio più rinforzato!”
“E’ la birra che ti fa dire queste cose” chiese ironico Vision “o è stato il Sole della tundra?”
“Il nostro Palm è talmente invaghito di armi e cavalieri vari” intervenne divertito Hunz “che vede quelle cose ovunque!”
“Magari ne parla anche con sua moglie la notte!” Aggiunse Vision, scolandosi il suo boccale e ridendo di gusto.
“Cosa potete saperne voi!” Rispose vagamente infastidito Palm, mentre sorseggiava la sua birra. “Io qui sono l’unico ad aver combattuto in guerra. E quando hai visto da vicino quei formidabili guerrieri, statene certi, qualsiasi altra cosa vi sembrerà poco più che una bazzecola!”
“Lo sappiamo, amico mio.” Intervenne Sepeng. “Non dimenticare però che chiunque viva in questo posto da almeno dieci anni ha dovuto combattere per guadarsi il pezzo di terra che ora possiede.”
Gli altri, a queste parole, annuirono tutti.
“Infatti!” Disse Palm. “Quindi dovreste comprendere il mio stupore davanti alle meraviglie di cui parlo.”
Ma proprio in quel momento nel locale entrò Andros.
Era un uomo silenzioso, asciutto, con lo sguardo sempre crucciato e l’espressione perennemente inquieta.
E questo suo tormento ben gli si leggeva sul volto, che appariva malinconico e distaccato, nonostante i bei lineamenti e la gradevole figura.
“Salve a tutti.” Disse entrando. “Philow, potreste darmi del sidro? Andrà bene qualsiasi gusto.” Chiese poi al locandiere.
“Certo, Andros.” Rispose cortese Philow. “Fanno mezzo Taddeo.”
“Hei, Andros…” chiamò all’improvviso Hunz “... non siete stato alla Fiera del Nord voi? Avreste trovato cose utili per il vostro emporio.”
“No, Hunz.” Rispose Andros mentre raccoglieva il resto dal bancone. “Non mi interessano queste cose.”
“Immagino.” Intervenne Palm. “La Fiera non è un posto per bottegai. Lì ci vanno i grandi mercenari o i cavalieri.”
Gli altri, a quelle parole, fissarono Palm come a volerlo riprendere.
“Che vuol dire, poi!” Esclamò Hunz, cercando di sminuire l’uscita del suo amico. “Neanche io sono un esperto di armi, eppure ci vado ogni anno!”
“Palm...” disse visibilmente contrariato Andros “... per voi chi non sa usare un’arma o non ha mai prestato servizio in guerra non è un vero uomo, giusto?”
“Ecco, veramente io…” farfugliò imbarazzato Palm.
“Avanti, Andros...” intervenne Hunz “... Palm non voleva certo offendervi.”
“Ma sì, Andros...” disse Philow “... siamo tra amici e si è alzato un po’ il gomito. Non è il caso di dar peso a questo genere di battute.”
“No, aspettate.” Li interruppe Andros, zittendoli con un cenno. “Avanti, Plam, ditemelo in faccia che non mi considerate un vero un uomo. Nemmeno degno di bere qui con tutti voi. E magari vi fa anche sorridere che io beva bibite dolciastre. Ditemelo, Palm! Ditemelo!”
“Non scaldatevi ora, Andros.” Intervenne ancora Hunz. “State ingigantendo una questione che non esiste nemmeno.”
“Lasciamo perdere.” Disse Andros. “Meglio che vada. Non vorrei rovinare una bevuta tra veri uomini.”
Detto questo, corse fuori, sbattendo la porta.
“Ma cosa diamine gli è preso?” Chiese dopo qualche istante Palm, rompendo l’imbarazzante silenzio che era sceso nel locale.
“Non ho mai visto Andros comportarsi così.” Disse Philow.
“Tranquilli.” Intervenne Sepeng. “Ora tornerà da sua moglie che lo calmerà dandogli un bicchiere di succo d’arancia!”
Ed una sonora risata alleggerì l’imbarazzo del momento.
Andros restò un attimo fermo nel bel mezzo della strada.
Il Sole batteva con vigore a terra e lui sentiva di impazzire.
Osservò con rabbia le bottiglie che aveva in mano.
Avrebbe voluto stringerle forte, fino a frantumarle tra le sue dita.
Si voltò di nuovo verso il locale e restò a fissarlo per alcuni istanti, con lo sguardo di chi portava nel cuore un’inquietudine senza fine.
Il suo viso era rigato dal sudore, che sembrava lacerargli la pelle, mentre i suoi occhi azzurri erano diventati vermigli per la rabbia...
La duchessa non rispose subito a Talia.
“Faycus...” mormorò “... è molto diversa da Capomazda... vi sono luoghi speciali, sospesi tra questo mondo e quello che ci sovrasta... resti di fortezze sannite, roccaforti longobarde, chiese e monasteri legate al monachesimo... vi è poi un luogo mistico e forse un giorno lo visiteremo insieme... o forse ci andrai non con me, se Dio vorrà...” tossì “... cos'è Faycus? Forse oggi è la mia casa... Capomazda non mi manca... fatta eccezione per quel ritratto...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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