Il menestrello continuava il suo racconto, mentre l'osteria cominciava ad affollarsi sempre di più.
Così, seduti ai tavoli, altri ascoltatori incitarono il cantore per udire quell'avventura.
“Quel menestrello” disse Guisgard, sempre appoggiato alla finestra che dava all'interno del locale “mi da sempre più ai nervi! Sono certo che prolungherà quel suo racconto per ore, o forse per giorni, pur di scroccare altro cibo e altro vino!”
“Calmatevi.” Fece Umans. “Voi avete una particolare e vivissima abilità a ficcarvi nei guai, amico mio.”
“Io e te non siamo amici.” Voltandosi Guisgard.
“E dubito che qualcun altro” replicò Umans “vorrà esservi tale, visto il caratteraccio che vi ritrovate.”
“Ma tu cosa vuoi da me?” Sempre più infastidito Guisgard. “E' da prima del nostro arrivo qui che ci sei addosso. Cosa diavolo vuoi?”
“Aiutarvi, amico mio.”
“Non ho bisogno del tuo aiuto!”
“Volete rivedere una certa dama?” Fissandolo. “Allora fate il bravo. Diamo la possibilità a quel menestrello di terminare il suo racconto e dopo lo metteremo sotto torchio. Fidatevi, io sono il vostro Angelo Custode, amico mio.” E fece cenno a Guisgard di voltarsi a guardare dentro l'osteria.
Qui, infatti, il menestrello stava continuando il suo racconto...
Appena uscito dal sacro edificio, Andros si trovò davanti il poderoso cavallo di Mars.
“Immagino” disse questi “sia tu Andros, vero?”
“Si, sono io.”
“Bene, il capo ti stava aspettando!” E detto questo si diresse rapido verso i suoi compari.
Andros raggiunse allora anch'egli gli altri uomini della banda Torix.
Feudis lo fissò con attenzione.
“Sei tu dunque quell'Andros di cui mi hanno parlato i ragazzi!”Esclamò.
“Sono qui.” Disse Andros con uno sguardo di ghiaccio. “Ora lasciate andare i ragazzini.”
“Una cosa per volta, amico.” Rispose Feudis. “E’ vero? Sei uno spadaccino?”
“Si, sono stato un cavaliere.”
“Cosa vuol dire sei stato?” Chiese infastidito Feudis. “Chi è stato un cavaliere, fosse anche per un giorno o per un’ ora, lo sarà per sempre!”
Andros fissava quel criminale senza dire niente.
“Dove si trova la tua spada?” Chiese con rabbia Feudis.
“E' nascosta qui vicino.”
“Non perdiamo altro tempo.” Disse Feudis. “Va a prenderla e cominciamo!”
“Solo a due condizioni.” Fissandolo Andros.
“Quali sarebbero?” Chiese Feudis.
“I ragazzi devono essere lasciati andare.”
“E la seconda condizione?” Domandò ancora Feudis.
“Combatteremo fuori dalla cittadina.”
I tre si scambiarono rapide occhiate.
“E sia.” Rispose Feudis. “Combatteremo poco prima dell’inizio di questa fogna! Hai pochi minuti per andare a prendere la tua spada!”
“Siete in tre ed io uno solo. Come farò a sapere che non mi attaccherete alle spalle?” Chiese Andros.
“Tranquillo.” Rispose Feudis. “Basterò io solo per batterti. Ora va a prendere la tua spada, bifolco!”
I ragazzi allora furono lasciati andare ed i tre criminali raggiunsero il posto stabilito per lo scontro.
Andros ritornò alla miniera abbandonata.
Ripensava alla bravata del giorno prima.
E mentre si tormentava con questi pensieri, raggiunse la sua Parusia.
La impugnò e si diresse verso il luogo del duello.
Qui, intanto, i tre Torix erano alle prese con qualche discussione.
“Questa faccenda ci sta portando via troppo tempo!” Disse Duxa a Feudis. “I soldati potrebbero arrivare in qualsiasi momento!”
“Falla finita!” Rispose Feudis, mentre già accarezzava l’idea di aggiungere una nuova vittoria alle sue feroci sfide. “Vedrai che tra meno di un’ora saremo già in viaggio verso Caizan.”
“Al diavolo!” Disse col tono sempre più nervoso ed esasperato Duxa. “Mi sento la terra scottare sotto i piedi! E poi non mi piace fare la fine del topo preso in trappola.”
“E cosa vorresti fare?” Chiese infastidito Feudis.
“Comincerò ad andare.” Rispose Duxa. “Mi raggiungerete quando avrete finito.”
“Canaglia e vigliacco!” Lo insultò Feudis. “Va via! Ma senza scorte e provviste! Dovrai aspettare il nostro arrivo per averli!”
“Come vuoi.” Rispose Duxa e montò senza indugiare in sella al suo cavallo, prendendo poi la via verso la tundra.
Ma quando fu di spalle, Feudis lo colpì a tradimento con la sua scure e poi gli si avventò contro con la sua temibile spada.
L’arma cominciò a spaccareare e lacerare la corazza di Duxa, fino a penetrare nelle sue carni.
Duxa lanciò un grido disumano, mentre moriva nella sua armatura.
“Maledetto traditore!” Disse Feudis mentre osservava il suo ex complice senza vita tra le sue stesse lamiere. “Nessuno può fregarmi! Nessuno!”
Nella chiesa intanto avevano avvertito il rumore dello scontro.
In tutti sorsero ancora più paura e disperazione.
Chymela allora, vinta dal timore, senza pensarci su, uscì fuori dalla chiesa e corse verso il luogo del terribile duello.
“Dove andate, Chymela?” Gridò Hunz. “Tornate indietro! Tornate indietro!”
Ma la ragazza non ascoltava le sue grida.
L’unica cosa che sentiva erano i battiti del suo cuore che sembrava volerle esplodere nel petto, mentre correva verso suo marito...
“Sei impertinente.” Disse lady Vicenzia a Talia. “E le ragazze impertinenti non mi piacciono.” Tossì. “Quanto a quella pietra che porti al collo...” fissando la ragazza con occhi severi “... sappi che in giro ci sono tanti truffatori e lestofanti... e tentano di spacciare qualsiasi cosa come se fosse autentica... ci provano anche con le false Reliquie di Nostro Signore...”
Fece allora un cenno al cocchiere.
“Si, milady?”
“Portateci al convento.”
La carrozza allora si diresse verso il luogo indicato dalla duchessa.
Ma una buca nella strada fece sussultare la carrozza e per questo a Talia cadde in terra il libretto appartenuto ad Andros.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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