Ogni volta che nasce un nuovo rampollo nella stirpe taddeide, oltre alla sua consacrazione alla Fede Cattolica, l'infante viene affidato ad una delle forze o degli elementi naturali, per ricordare l'intimo legame tra i Taddei e la terra che sono chiamati a difendere e a governare dalle Leggi Divine.
Così, anche quando nacque il piccolo Andros si cominciò a decidere a quale elemento naturale affidarlo.
E in un pomeriggio non diverso da questo, in un rigoglioso bosco, il Caldo e il Vento si diedero appuntamento per una sfida.
“Vediamo” disse il Caldo “chi fra noi è il migliore.”
“E sia.” Annuì il Vento.
Si accorsero allora che proprio in quel momento qualcuno attraversava il bosco.
Era un padre domenicano.
“Scommettiamo che riuscirò a strappargli il mantello prima di te?” Disse il Vento al Caldo.
“Comincia pure.” Rispose questo.
Il Vento allora cominciò a soffiare con impeto sul bosco e sul domenicano, deciso a strappargli via il mantello.
Ma più soffiava, più il domenicano si stringeva nel suo mantello.
E alla fine il Vento cessò.
Toccò allora al Caldo.
Cominciò così a risplendere sul bosco, fino a quando il domenicano si tolse il mantello per l'insopportabile afa.
“Questa l'hai vinta tu.” Fece il Vento. “Ma bada che bisogna vincerne due su tre. Vediamo ora chi saprà rendere più bello questo panorama.”
Il caldo annuì e cominciò a gettarsi con vigore sul bosco e su tutti gli animali.
Una forte calura divampò in quello scenario, come in un trionfo estivo senza eguali.
Toccò poi al Vento, il quale iniziò a soffiare ovunque, tra cielo e terra.
L'afa svanì, il cielo divenne terso e l'orizzonte limpidissimo.
“Ora siamo pari!” Esclamò raggiante il Vento.
Ma quei repentini sbalzi termici stupirono il domenicano, che guardandosi attorno cominciò a scuotere il capo.
Il Vento e il Caldo, allora, presa forma umana, scesero nel bosco e chiesero al domenicano il perchè della sua perplessità.
“Questi bruschi cambiamenti” disse il religioso “alterano ogni cosa e fanno male alle piante, agli animali e all'uomo.”
“Tutto ciò che vedi” replicò il vento “è scenario per la nostra tenzone. Ed essa cesserà solo quando uno di noi avrà vinto.”
“Allora” sorridendo il domenicano “saprò io mettervi alla prova e al vincitore spetterà un premio.”
“Quale?” Chiese il Vento.
“Quello di diventare il custode del futuro Arciduca di Capomazda.” Spiegò il domenicano. “Chi fra voi risolverà il mio arcano avrà tale ruolo.”
Il Vento ed il Caldo annuirono ed il domenicano cominciò a recitare:
“Si può mangiare.
Può avere valore religioso.
La si può trovare in tavola.
Ricorda grandi e celebri eroi.
Quella d'oro non era per tutti.”
Il Caldo diede la sua risposta, ma essa si rivelò errata.
Toccò poi al Vento, che invece riuscì a risolvere l'arcano.
Il domenicano tornò allora a Capomazda e raccontò all'Arciduca l'accaduto.
Il signore di Capomzda affidò così suo figlio alla potestà del Vento.
Andros fu conosciuto da quel momento con l'epiteto di “Figlio del Vento” ed esso mai abbandonerà l'eroe capomzdese.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'enigma di oggi?