Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 31-07-2012, 17.25.19   #1022
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Dopo una dura battaglia sotto le mura della Fortezza Della Pigna e una rocambolesca fuga tra una città ormai in fiamme e alla mercè dei liberatori, Paghill, formidabile guerriero, ritorna a casa per riabbracciare i suoi cari dopo i lunghi anni di segregazione nella disumana roccaforte.
E' questo l'episodio conclusivo che segna la fine del cosiddetto “Ciclo Medio”, in cui è raggruppata la materia epica capomazdese risalente all'età Arcaica.
Sguardo inquieto, fascino tenebroso, tormentato e dall'indole ribelle, Panghill è indiscutibilmente una delle prime immagini eroiche che emergono da quel remoto e leggendario passato, fatto di canti orali e memorie di bardi e aedi.
Combatte i malvagi tiranni, destinati poi ad evolversi e ad ispirare i terrificanti e mitici Scolarca del ciclo “Nolidiano”, che governano l'oscura Fortezza Della Pigna, un carcere in cui gli sfortunati e maledetti prigionieri invocano la morte come liberazione.
E contro questi nemici della patria, in un'epoca dove ancora gli ideali aristocratici facevano fatica ad imporsi sulle tradizioni tribali e dove il Cristianesimo non era ancora divenuto religione di Stato, Paghill mette in scena incredibili scontri all'ultimo sangue, inseguimenti mozzafiato ed evasioni al limite delle umane possibilità, sempre con al fianco ingenue e delicate damigelle pronte a seguirlo nelle sue leggendarie imprese.
Come quella in cui si ritrova a sfidare il violento despota Prysideos ed il suo irrisolvibile arcano.
Giunto nell'antro del furioso tiranno, Paghill accetta di sottoporsi all'arcano del despota che recita:

“Ha quattro zampe.
Può trovarsi in tavola.
Può essere di vari tipi.
Può usarsi tutti i giorni.
A qualcuno serve per lavorare.”

Paghill risolve l'arcano e vince il suo nemico, al termine di una straordinaria battaglia.
Col tempo, questo ribelle e talvolta intrattabile guerriero ha perso il suo aspetto aristocratico che ne aveva caratterizzato le prime avventure, per assumere un'immagine più legata ai nuovi ceti sociali, come quello artigianale e quello mercantile, vedendo così diminuire il suo fascino sul blasonato pubblico delle corti nobiliari.
Apparso per la prima volta nel poema orale “Un nuovo Mondo”, Paghill ha conosciuto il momento di massima notorietà nei tardi secoli arcaici, per poi soccombere alle soglie dell'Alto Medioevo.
Nell'ultimo poema che lo vede protagonista, lo stesso Paghill, in un attimo quasi di profetica riflessione, dice:
“Credo che la mia epopea sia inevitabilmente giunta al termine...”
Anche i grandi eroi, essendo pur sempre uomini, si lasciano talvolta sfiorare dalla malinconia.
Ma il suo nome è ormai nella leggenda dell'epica capomazdese e ci ricorderemo di lui come capostipite e degno antenato di quelle straordinarie figura di eroi tormentati e inquieti, dal fascino enigmatico e tenebroso, che il cortese e sognante pubblico delle corti capomazdesi ha imparato a conoscere con i volti di grandissimi protagonisti, quali Ardea, Andros e Icarius.

E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano di oggi?
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