La voce di Guisgard era dolce, morbida... ma il tono lasciava trapelare una certa tensione, una preoccupazione viva.
Mi portò fino al letto, tentando di calmarmi... e, come sempre, ci riuscì: chiusi gli occhi e sorrisi appena al tocco delicato delle sue labbra sulla mia fonte. Poi però uscì dalla stanza ed allora, di nuovo, fui invasa da quell’ansia raggelante che mi faceva mancare l’aria...
Un’ansia ben fondata perché io conoscevo bene Guisgard, lo conoscevo troppo bene per sperare che scegliesse la soluzione più mite o anche solo quella più semplice e, per me, più pericolosa... no, ero certa che sarebbe andato da solo incontro a quel sergente, prima di vederlo avvicinare alla locanda... e sapevo anche che soggetti come il sergente Iwan raramente avrebbero accettato un confronto regolare ed onesto...
Ebbi paura.
E come una triste, cupa conferma ai miei più neri timori, all’improvviso la pietra di Chymela che portavo al collo prese a scottare, come se stesse per prendere fuoco... il cuore mi divenne pesante, allora... cinsi la pietra con la mano e tentai di scacciare quella sensazione, ma ogni tentativo fu vano...
Conoscevo quel genere di sensazioni... ineluttabili... sempre o quasi fondate...
Per qualche momento rimasi immobile, quasi schiacciata contro il materasso soffice da un’angoscia opprimente... poi, di scatto, mi alzai in piedi e, con passi leggeri mi avvicinai alla porta per poi socchiuderla piano...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Voglio incontrarlo” rispose Guisgard “e parlargli da uomo a uomo.”
Samond sorrise e scosse il capo.
“Voi...” rivolgendosi Umans a Sangò “... voi che lo conoscete, credete che quel sergente ragionerà?”
“Ecco io...”
“Sono affari miei.” Fece Guisgard.
“Come volete...” alzando le spalle Umans “... però, se posso dire... chi vieterà a quel militare, una volta che vi avrà infilzato, di venire qui e prendersi la ragazza? Perchè è ovvio che solo con un duello risolverete la questione. E voi ben lo sapete, amico mio.”
“Non è detto” replicò Guisgard “che uccidermi sia così semplice.”
“Spero” intervenne Samond “che la vostra mano sia più lesta di quanto non lo sia la vostra testa.”
“E' la seconda volta che provocate voi...” sbottò Guisgard.
[...]
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Le voci giunsero chiare e limpide dal piano di sotto... e a me mancò l’aria.
Non che ne fossi sorpresa... conoscevo Guisgard troppo bene e da troppo tempo per esserne sorpresa... eppure era come se una parte di me avesse irrazionalmente sperato di sbagliarsi...
E poi quelle parole... scontro, duello, infilzare, tranello... rabbrividii e un violento brivido di paura mi percorse la schiena, scuotendomi tutta.
Guisgard era bravo con la spada, lo sapevo... lo era sempre stato. Il Maestro era sempre stato fiero di lui, del suo talento e lo aveva sempre sottoposto ad addestramenti speciali... addestramenti duri, estenuanti...
‘Eppure...’ continuava a ripetermi quella vocina nella mia testa, la vocia della Ragione ‘Poniamo pure il caso che sopravviva a quel duello e che non ne rimanga ferito...’
Certo che non verrà ferito! risposi seccamente a quella voce.
‘Poniamo pure il caso che vinca... cosa avverrà dopo? Quello è un ufficiale dell’Esercito di Gioia Antica, credi che la cosa passerà sotto silenzio se gli fa del male? Credi che non gli faranno niente? Sarai fortunata se si limiteranno ad arrestarlo, invece!’
Sospirai... sapevo che la voce aveva ragione... sapevo che proprio quello era il problema e ne ero spaventata...
E allora? mi chiesi. Che cosa fare?
‘Sai quello che devi fare!’ disse di nuovo la voce.
No! ribattei. No, è una follia!
‘Vigliacca!’ sbottò la voce ‘Sei solo una piccola vigliacca! Vuoi che Guisgard duelli?’
No!
‘Allora fallo!’
Si arrabbierà!
‘Certo che si arrabbierà!’ confermò la voce ‘Si arrabbierà di sicuro... ma almeno lo farà da vivo e da uomo libero! E’ questo che vuoi, vero?’
Si, è questo!
‘Allora fallo! Fallo per lui!’
Si! dissi a me stessa. Si, lo faccio per lui!
Silenziosamente richiusi la porta della stanza e, senza neanche un rumore, scesi la scala di legno... sentivo le loro voci nella sala dei tavoli, perciò ero certa che non li avrei incontrati... arrivai in fondo alla scala, silenziosa come un fantasma e, girando subito a destra, percorsi la strada che avevamo fatto con la locandiera il giorno del nostro arrivo...
Tenendo le mani avanti e camminando lentamente, trovai la bassa porta sul retro... afferrai la maniglia e la spinsi piano.
L’aria fresca della sera mi accarezzò il volto, ma io quasi non la sentii. La mia mente era tutta intenta in ciò che dovevo fare... la mia mente era protesa a scandagliare quell’oscurità...
Uscii e, altrettanto silenziosamente, mi richiusi la porta alle spalle... poi feci qualche passo nel buio...
“Sheylon...” sussurrai “Sheylon... so che ci sei... vieni! Vieni, per favore... e fa’ silenzio!”