Iwan restò a fissare Talia con uno sguardo quasi sconvolto.
Da un lato c'era la feroce tigre che ancora lo guardava con i suoi occhi carichi d'odio e ardenti come il fuoco, a ricordargli le dolorose ferite che il sergente aveva sulle braccia e sul petto.
Dall'altro, invece, stava la ragazza, con quel suo atteggiamento fiero e l'espressione di lucida sicurezza.
E il soldato quasi stentava a credere si trattasse della stessa giovane che aveva tentato di sedurre nella Città Bassa.
“Dannata ragazza...” disse, sempre con le mani a stringere le ferite causategli dalla tigre.
Ma il ringhiare di Sheylon gli impedì di proseguire.
La mangiatrice d'uomini, come la chiamavano le tribù a nord di Ceylon, sembrava attendere solo un cenno della sua padrona per sferrarsi nuovamente contro di lui.
Ad un tratto, però, prima che quella scena potesse evolversi, Sheylon fissò la strada e ringhiò nuovamente.
Un dardo allora lo colpì.
La tigre, quasi incurante di quel colpo, si lanciò verso la figura che era appena emersa dal pallore lunare.
Ma un nuovo dardo, partito da una balestra, arrivò a colpirla nuovamente.
Stavolta il colpo lo fece tentennare.
Ma un attimo dopo, il fiero felino, era di nuovo sul punto di attaccare il suo nuovo nemico.
Ma mentre stava per balzare su di lui, un terzo dardo lo colpì ancora, facendolo così accasciare a terra.
Sheylon ebbe solo il tempo di emettere un sordo boato, simile ad un gemito di resa, incapace di spaventare oltre i suoi nemici, ma sufficiente a far comprendere a Talia cosa stesse accadendo.
“Mai vista una bestia simile!” Esclamò il soldato armato di balestra.
Un attimo dopo, altri soldati emersero nella notte.
“Tutto bene, sergente?” Chiese uno di quelli a Iwan. “Ci hanno attirato qui le vostre grida...”
“Sono ferito...” mormorò il sergente “... non credo di poter cavalcare...” si voltò poi a fissare Talia “... ma comunque non negheremo a questa dolce ragazza una degna cavalcata con noi...” aggiunse con un ghigno.