“Milady...” disse il misterioso ospite ad Elisabeth “... i vostri compagni sono in giro tra i vari alloggi e il giardino di questa torre... immagino li ritroverete molto presto... una musica, avete detto? Si, talvolta capita di udirla... all'albeggiare, quando le ultime stelle si spengono come i sogni di coloro che partono per la guerra... o verso il cuore del meriggio, quando la calura si affievolisce e l'aria si fa più fresca... oppure quando la sera si muta nella notte e allora ritornano vivi i sogni smarriti in gioventù... non trovate che il giorno sia una magnifica metafora dell'esistenza umana? E forse la musica che pensate di aver udito, altro non è che lo scorrere del Tempo... il Tempo... mirabile virtù, vero? Il suo scorrere eterno ed immutabile è capace di modificare qualsiasi effimera certezza umana... a me affascina come poche altre cose il Tempo, sapete? Per questo ho deciso di sfidarlo... per questo voglio vincerlo...” e si voltò verso la maga, mostrandosi finalmente.
Il suo volto, però, era celato da una maschera di ceramica che lasciava vedere solo i suoi occhi.
Occhi rossi come la passione più oscura e potente ed impenetrabili come solo una primordiale paura sa essere.