XXXIII Quadro: L'Oracolo del Bastione
“Ma Parzival doveva poi lamentare che gli fosse stata tolta l'armatura: in un momento in cui non era disposto a intendere scherzi, un buffone ciarliero, con parole arroganti, quasi fosse adirato con lui, invitò l'intrepido ospite a venire al signore del castello.”
(Wolfram Von Eschenbach, Parzival)
Gaston osservò Parzival per qualche istante, per poi fare cenno al cavaliere di seguirlo.
Lo stesso fece anche con i suoi amici nani.
Raggiunsero così una cava.
Penetrarono al suo interno, fino ad ad arrivare presso un profondo antro.
Qui, apparvero loro infiniti ed inafferrabili riflessi.
Ciascuno di un colore diverso.
Accarezzavano ed irradiavano le rocce, diffondendo nell'ambiente un alone figlio di tutti quei riflessi, che unendosi fra loro generavano una sconosciuta tonalità di rosso.
Così, simili a tanti fiori, scintillii e bagliori sbocciavano tra stalattiti, pareti rocciose e venature che si aprivano nelle pietre di quel luogo.
Ma poi, avvicinandosi, essi apparvero per ciò che erano agli occhi di Parsifal.
Pietre di una consistenza ignota agli uomini e di quello stesso rosso vivo che impreziosiva quell'ambiente.
“Questo è il Carbone Rosso...” disse Gaston a Parsifal “... lo stesso materiale con cui è stata fabbricata la Corazza Rossa... secoli fa, i regnanti di Tylesia concessero queste terre ai nostri antenati. Essi si sarebbero sdebitati costruendo una portentosa corazza da donare poi alla Corona di quella città. Ogni dieci anni a Tylesia si teneva un torneo per assegnare quella corazza... amico mio...” fissando Parsifal “... quella corazza vi spetta. Siete stato voi ad essere scelto per indossarla ed è vostro compito dunque ritrovarla. Lasciate questo luogo ed insieme alla vostra amata partite per ritrovarla.”
Gli altri nani annuirono a quelle parole.