Cittadino di Camelot
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Le parole di mio padre risuonarono alle mie orecchie come un’eco: dapprima deboli e lontane, vagamente sbiadite, com’era stata la mia vita da quando mi trovavo a Las Baias, poi via via sempre più intense e colorate, vivaci, come il ricordo che avevo del nonno...
Notai solo di sfuggita il disappunto nella voce di mio padre nel dare quella notizie e lo sconcerto di mia madre, tanto ero concentrata su quella inattesa e vivida gioia che mi era scoppiata in mezzo al cuore...
La stanza era invasa da un fitto buio ed il fuoco che crepitava nel camino disegnava sulle pareti inquietanti disegni mutevoli.
I miei occhi erano fissi sulla fiamma danzante da non sapevo più quanto tempo, ormai... li sentivo bruciare, li sentivo rossi e lucidi, ma non mi importava. Le mie guance erano arrossate per il troppo calore ed i capelli sciolti mi ricadevano scompostamente sulla schiena e sulle spalle, fino a sfiorare le ginocchia che tenevo strette al petto con entrambe le braccia.
“Oh... ecco dove eri finita!” disse ad un tratto una voce alle mie spalle “Ti ho cercata sulla terrazza alta e nel cortile... non riuscivo a trovarti!”
L’uomo rimase per qualche attimo immobile sulla soglia poi, vedendo che non rispondevo, entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
“Sai... sono stupito...” disse guardandosi un momento intorno, quasi con noncuranza, per poi, riportando gli occhi su di me ancora accoccolata sul tappeto di fronte al camino, andarsi elegantemente a sedere su una poltrona dall’alto schienale “In fondo domani è un gran giorno per te... stai per partire, per salpare su una di quelle navi che sempre osservavi scomparire all’orizzonte... e conoscerai un nuovo mondo, avrai una nuova vita... dovresti essere felice!”
Per qualche lungo momento calò il silenzio nella stanza, un silenzio pesante e cupo...
“Ti ricordi quando ero piccola?” mormorai ad un tratto, la voce ruvida “Ricordi il modo in cui correvo fino in terrazza ogni volta che papà stava per tornare? Lo attendevo con una tale gioia e con un’aspettativa così vivida... volevo che tornasse, bramavo qualsiasi momento potesse dedicarmi... rammenti?”
Il nonno esitò...
“Si!” disse poi “Si, ricordo!”
“Ma lui non ha mai avuto molto tempo per me... arrivava e si chiudeva nel tuo studio, aveva appena il tempo per dirmi che ero cresciuta e per dirmi che mi aveva portato un dono... doni che, poi, era sempre e solo mia madre a consegnarmi. Si trattenevano qualche giorno e poi ripartivano! Sempre!” esitai appena, poi ripresi a parlare “Ed io... io presto ho iniziato a pensare che era colpa mia... che se, al mio posto, avessero avuto un figlio maschio lo avrebbero amato di più... che non avrebbero avuto bisogno di lasciarlo, ogni volta...”
“Talia!” mi interruppe la voce del nonno, alzandosi dalla sua poltrona e venendosi ad inginocchiare accanto a me “Talia, non dire queste cose! Non pensarle neanche, queste cose...”
“Non fa niente, nonno...” mormorai, sorridendo tristemente “Non fa niente! Ero triste e mi sentivo in colpa perché mi mancavano i miei genitori... ma la verità è che sono sempre stata felice qui con te, tu ti sei preso cura di me più di quanto non abbiano mai fatto loro!”
Il nonno rimase in silenzio per qualche momento, fissandomi... era preoccupato, ora... lo vedevo.
“Ed è per questo che non capisco...” proseguii “Desideravo che mi portassero con loro, quando ero piccola... anche una volta soltanto... lo desideravo più di qualsiasi altra cosa al mondo... ma non l’hanno mai fatto. E allora perché ora si? Perché adesso, che io vorrei poter restare qui con te, vogliono portarmi via? Non è giusto, nonno! Non è giusto!”
L’uomo sospirò e portò gli occhi sulla fiamma...
“No...” disse lentamente “No, non lo è! Ma, lo sai, tuo padre ha il terrore della cattiva influenza che potrei avere su di te...” aggiunse sarcastico.
“Adesso! Non aveva però questa paura anni fa...” ribattei.
“Forse ce l’aveva...” rispose il nonno “Ma, forse, la sua carriera a quel tempo non aveva preso una piega tale da potergli permettere di pensare che aveva anche una figlia!”
C’era astio e risentimento nelle sue parole... un astio che riuscì a celare solo in parte.
“Mi mancherai, nonno!” dissi ad un tratto.
Lui riportò gli occhi su di me e sorrise...
“Anche tu mi mancherai, piccola mia!”
Il resto del tempo trascorse lento, mentre la fiamma nel camino si abbassava man mano che il fuoco consumava gli ultimi residui di legna... io e il nonno non parlammo più, restando entrambi in silenzio ad osservare i giochi di luce e di ombra che il fuoco rifletteva nei nostri occhi. Non avevamo bisogno di parlare, non ne avevamo mai avuto particolarmente bisogno perché in fondo eravamo uguali... sì, in fondo, nonostante lo sdegno che ciò causava in mio padre, io ero esattamente la nipote di Arkwin Van Colbye, e probabilmente ero come lui.
I miei pensieri, tuttavia, erano cupi quella sera...
“E poi c’è lui, qui...” mormorai ad un tratto, come chi prosegue a voce alta un ragionamento che a lungo aveva ponderato silenziosamente “Lui... che papà vuole non veda più... vuole che neanche ne parli. E' andato su tutte le furie, papà... ha detto che siamo dei traditori e dei pazzi e... e tante altre cose orribili!”
Il nonno sbuffò appena... non aveva bisogno di chiedere chi fosse ‘lui’, lo sapeva... e tuttavia non parlò subito.
“Sai, Talia... temo di non essere esattamente il tipo d’uomo che possa permettersi di giudicarne altri...” disse poi “Non sono così arrogante. Né così ipocrita! Ciò che posso dirti è solo ciò che so... ed io so che esiste una particolare categoria di uomini audaci e sognatori, uomini che mai si accontentano. Sono quegli uomini che non conoscono le mezze misure e che mai valutano la ragionevolezza, meno che mai se di mezzo c’è il loro cuore... Ed io credo che quel nostro giovane amico rientri in questa categoria! Una categoria che poco e male si mescola con quella cui appartiene tuo padre!”
Battei le palpebre mentre quel ricordo sfumava tra i miei pensieri... il ricordo della mia ultima sera in Olanda, l’ultima volta che avevo visto il nonno...
Sospirai, appena...
Mi mancava!
E, forse scioccamente, pensai che non era il solo che mi mancava...
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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