Appena Elisabeth finì di parlare ai soldati, avvertì di nuovo sotto le lenzuola la mano di quel misterioso uomo sulla sua pelle.
Stavolta con una pressione più decisa.
Almeno così parve a lei, o forse era solo la tensione di quel concitato momento carico di irrequietezza.
“Si, avete perfettamente ragione, madama...” disse il proprietario dell'albergo, asciugandosi la fronte per l'agitazione generata da quella situazione “... tra un momento andremo via... pazientate, vi prego...”
In quel momento ritornarono nella stanza gli altri soldati.
“Qui non c'è nessuno, sergente.” Fece uno di quelli al suo superiore.
“E sia...” mormorò il sergente “... probabilmente quell'uomo ha pensato bene di fuggire oltre... forse sarà tornato al porto.”
“Sarà stato sicuramente così...” disse il padrone dell'albergo “... dopotutto l'ingresso di questo edificio è ben chiuso a quest'ora e tutti gli alloggi sono occupati dai clienti... se davvero fosse penetrato qui, uno dei miei clienti se ne sarebbe di certo accorto...”
“Allora non c'è altro da dire.” Annuendo il sergente. “Vi chiedo ancora perdono per questa spiacevole situazione, signore...” rivolgendosi prima ad Elisabeth e poi ad Ingrid “... vi auguro un piacevole soggiorno a Las Baias.” E tutti uscirono dall'alloggio.
Ingrid allora richiuse piano la porta a chiave e poi si lasciò scivolare a terra, abbandonandosi ad un gemito liberatorio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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