Dydas lanciò un'occhiata a Clio, senza però rispondere nulla alle sue parole.
“Avanti, capitano...” disse uno della ciurma “... facciamole combattere! In fondo, è solo per tirare su il morale dei vostri uomini!”
“Si, che combattano!” Urlarono in coro gli altri.
“Non combatteremo.” All'improvviso Dydas. “Mi sembra chiaro che questa ragazza sia troppo preziosa per il nostro capitano.” Tornò a fissare Clio. “Conserva il tuo bel visino...” le disse quasi con disprezzo “... o finirai per perdere anche il tuo amato ufficiale, credimi...”
“No, vogliamo vedervi combattere!” Gridò ancora uno dei pirati.
“Fate silenzio, cani!” Urlò Giuff.
Dydas allora estrasse uno dei suoi pugnali e si graffiò una mano.
“Ecco...” rivolta a Clio “... ho versato il primo sangue... hai vinto...” e si avvicinò al bancone della locanda, per poi scolarsi quasi un'intera bottiglia di rum.
Giuff allora la raggiunse e la prese in modo brusco, cominciando a baciarla.
“Liberala, Boyuke.” Ordinò all'improvviso al suo fidato taglia gole, senza però smettere di strofinare il bel viso di Dydas contro la sua bocca.
Boyuke allora liberò Clio dalle catene che la tenevano a lui.
Il capitano estrasse dalla tasca una moneta d'oro e chiese un martello ed un chiodo al locandiere.
Inchiodò, così, la moneta ad una trave di legno.
“Se la nostra ragazza tenterà di fuggire” disse ai suoi “il primo fra voi che la riprenderà avrà diritto a due premi... un'ora con lei e questa moneta d'oro.”
“Alla salute del nostro capitano!” Urlarono i pirati, brindando ed invocando il Gufo Nero, mentre questi si ritirava in una stanza con la bella Dydas.
“Ora hai le mani libere, ragazza...” disse Boyuke a Clio “... ma hai sentito il capitano, no? Quindi agisci con saggezza e forse un giorno potrai raccontarlo ai tuoi figli.”
Nello stesso momento, ma nel palazzo del governatore a Las Baias, un nuovo ufficiale fu presentato all'ammiraglio Guidaux.
“Capitano Gurenaiz, signore.” Entrando il nuovo arrivato. “Ai vostri comandi.”
“Bene, bene...” mormorò l'ammiraglio leggendo la lettera di nomina del nuovo ufficiale “... e così avete combattuto a Wintors contro gli inglesi e a Maiorca contro la Flotta degli Aragonesi Castigliani... leggo poi di vari riconoscimenti ottenuti in più battaglie navali...” alzò gli occhi dalla lettera e cominciò a fissare Gurenaiz “... perchè avete fatto domanda per prestare nelle Flegee il vostro servizio?”
“Perchè” rispose il capitano “volevo vedere il Nuovo Mondo, signore. Toccare con mano le meraviglie che venivano illustrate dai viaggiatori e dai marinai provenienti da queste terre. Solcare acque inesplorate, visitare isole animate da animali misteriosi e piante ignote agli europei, orientarsi sotto costellazioni sconosciute e vivere quanto di nuovo questi luoghi possano offrire.”
“Siete un idealista e un romantico sognatore.” Fece l'ammiraglio. “Queste terre però non offrono solo le belle cose che avete descritto, capitano. Qui tutto è in perenne movimento e sta a noi dare a questi luoghi legge e ordine. La vita umana ha un valore molto diverso quaggiù. Siamo in guerra, capitano. E non solo contro potenze straniere che ci affrontano con le nostre stesse armi. No, i nostri nemici sono anche bande di rinnegati, di predoni, di rapaci che solcano questi mari sfidando ed eludendo tutto ciò che noi rappresentiamo... civiltà, diritto, giustizia. I pirati sono una piaga forse ben peggiore dei galeoni spagnoli e delle fregate britanniche. Essi non hanno onore, né conoscono il codice di guerra usato anche tra nazioni nemiche. Tenetelo a mente, capitano.”
“Si, signore.”
“Siete in libertà fino a domani.” Disse l'ammiraglio. “Rammentate però che stasera saremo ospiti di sua eccellenza il governatore. E' tutto, grazie.”
Gurenaiz salutò ed uscì.
Raggiunse poi il bastione marittimo, per vedere e rendersi conto della potenza navale che avevano a disposizione lì a Las Baias.
Qui però uno dei soldati gli si avvicinò, consegnandogli una lettera.
“E' stata recapitata da un uomo, capitano.” Spiegò il militare a Gurenaiz.
Il capitano allora subito aprì la lettera e cominciò a leggerla.
Il suo volto sbiancò e per la rabbia strinse la carta fra le mani.
“Chi era quell'uomo?” Chiese al soldato. “L'uomo che ti ha dato questa lettera!”
“Era un marinaio, signore...” rispose il militare “... come ce ne sono tanti al porto di Las Baias.”
Gurenaiz allora tornò di corsa al palazzo del governatore e chiese di poter parlare di nuovo con Guidaux.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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